Non confondere l’innamoramento con l’amore: l’andata e il ritorno di Silvana Dimatteo

Silvana Dimatteo

Barletta-Roma, e ritorno.

Silvana è rientrata nella sua città natale all’età di 30 anni, e da lì è iniziato un periodo di crescita e soddisfazioni personali. Dopo l’innamoramento che tutti noi Bentornati abbiamo provato, chi più chi meno, nella fase iniziale della fuga dal Sud, ha iniziato a ripensare a casa, a sentirsi fuori luogo, ed è rientrata. E qui ha imparato ad osservare e apprezzare la realtà da cui proveniva.

E così ci racconta, con un lucido sguardo su sé stessa, sui suoi conterranei e sui suoi luoghi, la propria storia.

Per quale motivo sei ritornato al Sud?
“Quando sono arrivata a Roma ho vissuto un periodo di vera euforia, passeggiavo per i suoi vicoli piena di uno stupore e di un entusiasmo quasi fanciulleschi. Roma mi ha donato tantissimo: stimoli culturali e sociali, tanti nuovi amici, l’indipendenza economica, cose bellissime da vedere e da fare. I primi anni a Roma ho vissuto con le classiche farfalle nello stomaco tipiche dell’innamoramento. Non a caso è una delle città più belle del mondo. Ad un certo punto quell’innamoramento è iniziato a scemare e ho cominciato a provare il classico senso di alienazione che può provocare il vivere in una grande città. Il senso crescente di profonda nostalgia e la voglia di trovare un posto in cui sentirsi a casa hanno fatto il resto.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“Tanta crescita professionale e umana, tanta maturità in più. Come donna sono sicuramente una persona molto più consapevole, ho imparato a dare un valore più giusto alle cose e ad andare oltre i luoghi comuni.”

Di cosa ti occupi: lavoro, hobby, passioni?
“Appena tornata, per un paio d’anni, ho ricoperto il ruolo di Quality Assurance Engineer in un’azienda software a Bari in ambito HR (sostanzialmente mi occupavo di progettare ed eseguire casi di test per garantire la qualità del software e la rispondenza alle esigenze dei committenti). A questo proposito credo che il bagaglio di competenze acquisite negli anni romani siano stati fondamentali per approdare a questa opportunità professionale. Da circa un anno e mezzo lavoro invece in Regione Puglia, grazie allo scorrimento della graduatoria di un concorso pubblico a cui avevo partecipato diversi anni fa.

Nel tempo libero ho due grandi interessi, la lettura e la partecipazione agli eventi del mio territorio, in particolare in tema di cultura e di ambiente. Uno dei temi che più mi sta a cuore è partecipare alle iniziative di recupero del degrado urbano e di valorizzazione del territorio. Assisto alla nascita di diversi movimenti dal basso in questo senso che mi fanno ben sperare.”

Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi del ritorno?
“Aspetti positivi. In Puglia ho ritrovato una vita un po’ più lenta, la possibilità di vivere con intensità i rapporti senza essere condizionati dalle distanze, c’è più silenzio e uno spazio visivo più libero. Mi sento parte integrante di una comunità in cui mi sento qualcuno (l’enorme grandezza di Roma non me lo consentiva) e, ultima ma non ultima, ho la possibilità di vivere con continuità la mia famiglia.

Aspetti negativi: all’inizio è stato tutto difficile, dal lavoro ai contatti sociali. C’era un’intera vita da riscostruire. Il senso di smarrimento e il dubbio di aver fatto una scelta sbagliata nei primi mesi mi hanno tormentata. Poi pian piano le cose sono migliorate. Oggi l’aspetto maggiormente negativo che riscontro è la mentalità un po’ chiusa, soprattutto di chi è sempre rimasto nello stesso posto. A volte vedo poca apertura mentale, passiva rassegnazione o peggio ancora arroganza nei confronti del proprio territorio. Il senso civico, l’amore e il rispetto per il nostro territorio, a mio avviso, farebbero fare al Sud un grande passo in avanti rispetto ai limiti che ancora esistono. “

La cosa che più ti mancava del Sud e/o la cosa che più ti mancherà della città in cui hai vissuto?
“Del Sud la cosa che più mi mancava era la possibilità di apprezzare la bellezza delle cose semplici e delle cose lente. Di Roma mi manca la sua grande bellezza.”

Alla luce dell’attuale momento storico legato all’emergenza COVID come consideri la tua scelta di ritorno?
“La presenza dei miei cari è stata sicuramente un fattore molto rassicurante.”

Cosa può fare la rete BaS per chi è tornato o vuole tornare?
“La condivisione di esperienze simili alla tua ti aiuta a capire che la tua scelta non è così solitaria e strampalata, ma è comune a tante persone. Leggere che anche altri hanno avuto difficoltà e ne sono usciti ti aiuta a pensare che ce la farai anche tu. A questo proposito secondo me, nei limiti del possibile, BaS dovrebbe puntare a più momenti di incontro virtuale o fisico tra gli aderenti, per conoscersi, raccontarsi esperienze, consigliarsi. Inoltre può essere luogo di condivisione di opportunità lavorative, a vantaggio di chi vuole tornare.”

Se hai dell’altro da condividere anche un solo pensiero per BaS, questo spazio è tutto per te!
“Uno dei meriti più grandi di BaS è, a mio avviso, di non raccontare il Sud con lo stereotipo del sole, mare e orecchiette! Voi raccontate il nostro territorio senza stereotiparlo o idealizzarlo ma attraverso le diverse testimonianze personali e reali di chi ha fatto l’esperienza di tornare, e ci date la possibilità di leggere e scrivere parole d’amore per il nostro Sud e di parlare di parentesi di vita lontane dalla nostra terra, che ci hanno cambiato profondamente. Spero che sempre più persone vogliano e riescano a tornare portando con sé il proprio bagaglio di esperienze maturato altrove, e quindi nuova linfa e nuove idee per proteggere e rivitalizzare la nostra amata terra.”

Bentornati al Sud

Tornare al Sud per crescere, per sé e per gli altri: Vincenzo Marranca

Scelte folli e sogni irraggiungibili, ma solo per gli altri: ecco di cosa è costellata la strada percorsa da Vincenzo Marranca!

Vincenzo, infatti, dopo una Laurea in Legge sente che la sua strada è altrove: prima in America dove diventa musicista professionista (Diploma professionale in Musica al Berklee College of Music di Boston), poi nel Regno Unito dove suona per artisti di calibro internazionale.

Ma durante il suo percorso, che lo ha portato anche a Siena, Milano, Los Angeles e Guangzhou, Vincenzo ha in testa un pensiero pulsante: “non si può realizzare nessun sogno se non si ha piena consapevolezza del motivo per cui si è scelto di inseguirlo.

Il suo Motivo lo trova negli studi sulla crescita e sullo sviluppo personale. Forte della libertà di voler scegliere ancora una volta fuori dalle “regole”, Vincenzo decide di tornate in Italia, a San Giovanni Gemini – Agrigento, e di aiutare le persone ad affrontare i cambiamenti difficili che dovranno vivere.

Per quale motivo sei ritornato al Sud?

“Per contribuire alla vita della comunità in cui sono cresciuto”

La tua valigia del ritorno è piena di…

“Tante conoscenze nuove, tanta esperienza, una nuova consapevolezza su quello che sono in grado di fare e un nuovo punto di vista su come funziona il mondo fuori dalla Sicilia.”

Di cosa ti occupi: lavoro, hobby, passioni?

“Gestisco un centro studi nel mio paese dove si imparano le lingue e si fanno corsi di recupero scolastico per bambini di scuola elementare e media. Nel mio lavoro cerco di trasferire parte di quel bagaglio che mi porto dietro dai viaggi all’estero e di incoraggiare i miei studenti (soprattutto i più piccoli) a credere di più in sé stessi e nelle loro potenzialità innate.

Nel tempo libero ho la passione della scrittura: ho un blog di crescita personale chiamato Dentro la Tana del Coniglio (dentrolatanadelconiglio.com) dove condivido concetti e strategie su come vivere meglio e superare le proprie insicurezze. Ho scritto anche un libro sulla felicità (Dentro la Tana del Coniglio – cosa ci rende felici, Aldenia 2018) e sto lavorando al secondo sull’importanza di conoscere sé stessi.”

Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi del ritorno?

“Aspetti positivi: Ho trovato stabilità emotiva, affettiva e finanziaria. Mi sento finalmente parte di una comunità che posso chiamare casa (cosa che all’estero era difficile provare).

Aspetti negativi: Una volta rientrati i limiti della mentalità meridionale diventano ancora più evidenti. È frustrante a volte essere circondati da persone che credono nell’impossibilità del cambiamento. Per far fronte a questa frustrazione ho scelto di tirar dritto per la mia strada e di fare del mio meglio per dimostrare con i fatti che con la volontà e la determinazione si può cambiare tutto, raggiungere qualsiasi obiettivo.”

La cosa che più ti mancava del Sud e/o la cosa che più ti mancherà della città in cui hai vissuto?

“Mi mancava tanto il cuore delle persone, la cura che mettiamo nei rapporti, l’interesse per il benessere di chi ci è vicino, il mettere da parte se stessi per il prossimo.”

Alla luce dell’attuale momento storico legato all’emergenza COVID come consideri la tua scelta di ritorno?

“Durante il lockdown, mentre guardavo al telegiornale le immagini del mondo che soffriva le conseguenze della pandemia, mi sentivo estremamente sollevato di aver fatto la scelta di tornare. Non so come avrei fatto a superare l’isolamento senza il supporto che ho avuto in quei mesi dai miei cari. E devo anche dire che vedendo la differenza tra il modo in cui abbiamo affrontato la pandemia in Italia e come invece è stata vissuta negli Stati Uniti di Trump mi sono sentito orgoglioso di essere italiano.”

Cosa può fare la rete BaS per chi è tornato o vuole tornare?

“Potrebbe far capire a chi è fuori che il sud ha bisogno di loro per crescere e che tornare non sempre equivale a rinunciare a una vita migliore (a volte è l’opposto). Si potrebbe poi fornire supporto emotivo e professionale a chi sta affrontando questa difficile decisione, per esempio con delle sessioni di coaching mirate a far individuare un percorso lavorativo o piano d’azione concreto.”

Se hai dell’altro da condividere, anche un solo pensiero per BaS, questo spazio è tutto per te!

“Credo che la vostra sia una missione meravigliosa e spero tanto che non smettiate mai di far passare il messaggio che tornare non è solo una prerogativa di pochi fortunati ma un atto necessario per preservare e proteggere questa terra meravigliosa.”

Bentornati al Sud

Deborah De Rose

Deborah De Rose (Cosenza): classe 1983, Project Manager in ambito culturale e una Laurea Magistrale in Giurisprudenza per l’economia e l’impresa.  A 22 anni lascia la Calabria partendo alla volta di Valencia (Spagna) con il progetto Erasmus. Ritorna a Cosenza dopo qualche mese e qui fonda Interazioni Creative, un punto di incontro per artigiani e makers attorno a cui ruotano diversi progetti. Tra questi, Cose Belle Festival, un appuntamento imperdibile per gli appassionati di Design e Arte.

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La tua valigia del ritorno è piena di… ?
“Emozioni e ricordi, perché il mio ritorno è avvenuto molti anni fa dopo un periodo di studio in Spagna grazie al progetto Erasmus: vivere in una città come Valencia è stato bellissimo e mi ha aperto nuovi orizzonti; penso che la prima scintilla che poi ha portato al mio cambiamento sia avvenuta proprio in quel periodo perché mi sono sentita libera e curiosa e ho fatto esperienze indimenticabili. Penso però di essere stata invitata tra i Bentornati al Sud per il progetto che ho ideato e fondato – Interazioni Creative – e per come, grazie al clima innovativo e creativo che promuove, stia sempre di più diventando punto di riferimento anche di chi dalla Calabria è partito e sta ritornando o ha voglia di farlo per provare a mettersi in gioco nella nostra terra.”

Com’è stato il tuo ritorno? Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“Il mio ritorno in Calabria anni fa non fu per nulla semplice. Era il 2005 e la mia voglia di conoscere e apprendere era così tanta che sarei rimasta ancora in Spagna. Tornando ho odiato sentirmi privata di tutto quello a cui mi ero abituata, delle belle opportunità culturali, di non trovare occasioni di confronto, di non riuscire a esprimermi in libertà senza sentirmi giudicata. Ero cambiata, era cambiato il mio modo di vedere la mia terra e io ero arrabbiata e lamentosa per tutto quello che non c’era e che avrei voluto. Avevo 22 anni e già una laurea in tasca e non avevo ancora capito che sarei potuta diventare io stessa promotrice di un cambiamento. Ho continuato a studiare e nel frattempo sono diventata avvocato, esercitando la professione con grande gratificazione e passione ma sentivo che la mia vocazione era un’altra. Quando sono riuscita ad ascoltarmi, se pure tra mille paure, ho deciso di lanciarmi alla scoperta di una nuova me ed è maturata l’idea di dare vita a un progetto condiviso e partecipato, Interazioni Creative, appunto. La mia storia mi ha insegnato che per amare la Calabria è importante osservarla da più punti di vista perché spesso, anche andare lontano aiuta a vedere le risorse latenti che potrebbero essere valorizzate, a portare novità e a proporre nuovi progetti. Ho però anche imparato che è inutile scappare altrove, alla ricerca della felicità o della perfezione, perché tutto dipende da come si osserva la propria esistenza: oggi ho scelto di fare di tutto per essere felice a partire da quello che io per prima posso fare e se penso a un altrove non è che la mia terra.”

Cosa ti mancava della tua terra? Come vivi oggi in Calabria? Ti piace viaggiare?
“Mi mancavano gli affetti e i miei punti di riferimento. Oggi, invece, sento così forte il legame alle mie origini che non c’è altro posto in cui cui vorrei vivere. Amo vivere in Calabria, a Cosenza, ma non rinuncerei mai a viaggiare perché ogni viaggio mi regala un punto di vista nuovo con cui osservare la mia terra. Durante un viaggio in America, ad esempio, ho scoperto la metropoli di New York, ho provato un’emozione incredibile nel visitare il Guggenheim Museum e ho osservato il mondo dei maker ammirando come sia valorizzato un artigiano o un creativo oltreoceano. In quell’occasione, ad esempio, ho aggiunto alle mie piccole missioni e obiettivi un punto nuovo: mettere le mie competenze da avvocato al servizio della valorizzazione delle risorse della mia terra… e ora che sta per iniziare Cose Belle Festival- Creatività e Design il ricordo di quel viaggio è molto emozionate. Molto più emozionante di scrivere atti, decreti ingiuntivi e diffide tutta la vita, non pensate?”

Di cosa ti occupi?
“Le mie competenze sono diversificate e abbracciano varie discipline: sono un avvocato abilitato ma ho deciso di non esercitare più la professione e di focalizzarmi sullo sviluppo dei processi d’innovazione sociale e di nascita e sviluppo di impresa creativa, mi occupo di formazione, di project management culturale, di web writing e mi piace scovare creativi e artigiani di talento e aiutali a comunicare il proprio valore e a curare il proprio business.

La mia vocazione si chiama Interazioni Creative, un progetto che ho ideato e fondato, uno spazio fisico e virtuale in cui è possibile esprimere la propria creatività, vivere le proprie passioni, sostenere intuizioni e costruire opportunità: un coworking creativo a Cosenza, un laboratorio progettuale in cui si respirano valori positivi e dove le parole “impossibile” e “non si può fare” sono state bandite.

E poi c’è Cose Belle FestivalCreatività e Design, un’altra idea che desideravo rendere reale a Cosenza; ne ho curato la progettazione e la direzione artistica: sarà una tre giorni all’insegna della creatività e del talento con un programma ricco tra esposizione artigianale, tavoli creativi, interazioni musicali, performance e tanta felicità. Claim del Festival è “Creo e sono felice. E tu?”, la frase che ho sentito più spesso dire in Interazioni Creative da chi ci scopre e viene a creare qualcosa di unico ogni giorno. Si terrà nei giorni 1, 2 e 3 Dicembre 2017 presso il MAM – Museo delle Arti e dei Mestierinel centro storico della città di Cosenza. Per i più curiosi rimando a cosebellefestival.it.

Inoltre, ho molte passioni tutte legate alla creazione, ogni cosa a cui posso dare forma mi affascina e mi fa stare bene, che sia fare il pane e la pasta in casa, o lavorare la ceramica; amo il mare d’inverno, divoro libri e non rinuncerei mai a un buon calice di vino rosso da sorseggiare in compagnia.”

Da dove è nata l’idea di Interazioni Creative? Quali sono state le tappe fondamentali del progetto?
Interazioni Creative nasce da una storia di cambiamento e passione. Era il 2012 quando con un abilitazione da avvocato in tasca decisi di aprire un blog intitolandolo, appunto, “Interazioni creative”. In pochi mesi i valori e i sentimenti indagati sono evoluti con semplicità nell’idea di dare vita a un progetto condiviso e partecipato. Il progetto è cresciuto giorno dopo giorno divenendo oggi punto di riferimento per molti talenti del Sud. All’inizio ha operato solo sul web tramite il blog, i canali social e il sito internet dedicato – interazionicreative.com – ma ben presto è nata l’esigenza di avere uno spazio fisico.

Considerata la finalità sociale del progetto ho cercato per molto tempo uno spazio anche pubblico ma invano e così ho deciso di non attendere la sorte e mi sono ingegnata trasformando quello che stava diventando il mio piccolo studio legale, proprio alle spalle del tribunale della città di Cosenza, in uno spazio aperto al miglior fermento creativo del territorio. Il progetto non ha beneficiato di alcun incentivo ed è totalmente autofinanziato da grande impegno, entusiasmo, determinazione, caparbietà, dedizione e resilienza.

L’inaugurazione dei nostri 48 mq di pura creatività ed entusiasmo è avvenuta nell’ottobre del 2015 e ad oggi, in appena due anni di attività, siamo riusciti ad attivare oltre un centinaio tra incontri e laboratori creativi e artigianali grazie a una programmazione partecipata in sinergia con creativi e realtà virtuose, sempre dal basso e sempre grazie all’economia collaborativa.

Oggi il nostro spazio è considerato un punto di riferimento, una piccola casa creativa che accoglie chi vuole creare cose belle, un covo per creativi dove confrontarsi, piccolino ma confortevole e carino, grazie anche allo stile minimal ed essenziale dell’arredamento e a qualche tocco di design. Per i più curiosi tutte le tappe del progetto sono state raccontate sulla pagina Instagram di Interazioni Creative.

Interazioni Creative è, tra le altre cose, anche un progetto di rigenerazione urbana pensato per la città. Come è stato accolto dal territorio e dagli attori già attivi nel settore?
Interazioni Creative è tra le altre cose un progetto, più che di rigenerazione urbana, di rigenerazione umana pensato per chi desidera vivere una dimensione creativa e lenta circondandosi di persone positive che puntano al cambiamento e alla rinascita di emozioni e stimoli creativi. Il progetto è stato accolto con curiosità, l’augurio comune che ci è arrivato da altri operatori culturali è stato di riuscire a resistere. In tanti ci hanno sostenuto, altri ci hanno detto chiaramente che il progetto era per loro solo un’utopia, come se l’utopia fosse un’illusione.

Interazioni Creative è nata da una scelta di vita personale così sincera e autentica che ho proceduto nella mia visione con serenità e serietà, perché quello che per molti era un’utopia è per me sempre stato un cammino di crescita e valorizzazione da difendere e portare avanti e oggi, insieme a me, lo fanno tutte le persone che hanno deciso di fidarsi beneficiando del clima e del valore di Interazioni Creative. Se le cose sono difficili, non significa che siano impossibili da realizzare! Certo è che portare avanti il progetto è molto impegnativo, ogni giorno lavoriamo per conquistare una periodica sostenibilità economica ma sperimentiamo così tante rinascite umane e creative che procediamo con positività, entusiasmo e continuità, perché siamo riusciti a dare il via a un virtuosismo creativo che continua a crescere.”

Non passa giorno che qualcuno non ci scopra, ci scriva e contatti proponendosi di contribuire e partecipare; la sensazione comune che si ha è di riuscire a prendere parte tutti insieme a una cosa bella dove è possibile esprimere se stessi, abbassare le difese e costruire nuove opportunità. In questi primi due anni di attività, abbiamo imparato tanto e capito che più lavoreremo bene e con costanza e più il progetto verrà recepito anche per il valore e l’impatto che porta sul territorio; l’innovazione sociale è meno intuitiva da riconoscere rispetto all’innovazione tecnologica ma penso sia solo una questione di tempo perché il segnale positivo ci è dato dalla stima e dall’attenzione che ci viene riservata da chi opera in contesti in cui è già avvenuta una crescita culturale intorno a questi processi.”

Cosa consiglieresti a chi ha un’idea da realizzare a Sud ma non sa da dove iniziare?
“Il primo consiglio è di iniziare a fare senza avere paura di sbagliare o di essere giudicati, senza sentirsi poveri di risorse soprattutto economiche ma sentire la ricchezza del proprio talento, della propria indole e attitudine. Iniziare con le proprie forze e andare oltre le parole e i buoni propositi spesso può essere la chiave giusta per dimostrare il potenziale e il valore della propria idea e meritarsi sostegno e aiuto. Non arriverà mai il momento giusto per dare forma alle idee e quindi un altro consiglio è di non cadere nella trappola del momento perfetto. Importante anche circondarsi di persone positive e innovatrici e stare alla larga da persone distratte e non avvezze al cambiamento, perché spesso le belle idee arrivano a rompere zone di comfort, a fornire nuove chiavi di lettura che spaventano e chi ha una buona idea, all’inizio ha bisogno di coraggio e forza.”

Come immagini Interazioni Creative tra 10 anni?
“Wow! Interazioni Creative tra dieci anni sarà meravigliosa, una best practice a cui ispirarsi e che sarà riuscita a coinvolgere il meglio del talento del Sud. Forse tra 10 anni staremo decisamente un po’ strettini nei nostri 48 mq di pura creatività ed entusiasmo e chissà che saremo riusciti a conquistare uno spazio più grande, magari con un giardino o un terrazzo con tanto verde e tanti fiori. Saranno tantissimi i creativi entrati in squadra e saranno innumerevoli i progetti promossi e portati avanti in sinergia. In Interazioni Creative avremo lavorato così bene da essere riusciti a favorire noi stessi la nascita di alcuni processi di cambiamento e d’innovazione dal basso da cui saranno nate idee e progetti con il potenziale di creare una forte ricaduta e impatto sul territorio e di cui potranno beneficiare in tanti. Nel frattempo avremo contribuito anche noi a quel cambiamento collettivo che sarà stato capace di trasformare il contesto e l’immagine che noi stessi calabresi e meridionali abbiamo del nostro Sud: saremo orgogliosi, ci saranno tanti talenti valorizzati e ci saranno anche tanti Bentornati al Sud.”

Una rete tra tornati al Sud può d’aiuto e supporto a chi torna?
Una rete tra tornati al Sud può essere un’ottima opportunità di sostegno e di confronto periodico perché spesso chi torna o vorrebbe tornare dopo un periodo medio/lungo di studio o lavoro fuori dalla propria terra, sente l’esigenza di ricostruire le proprie relazioni, di individuare opportunità lavorative e di fare emergere professionalità e competenze acquisite. Questa esigenza è forte, noi in Interazioni Creative lo percepiamo di continuo, per esempio, durante le ultime vacanze natalizie è stata una grande sorpresa ricevere messaggi da parte di calabresi fuori regione che ci avevano scoperto via Facebook o Instagram e ci chiedevano se potevano visitare lo spazio prima di ripartire; è stato molto significativo per noi accoglierli e porci in ascolto delle loro storie, gustare insieme una tisana profumata, percepire la loro meraviglia per l’esistenza di un progetto così aperto e innovativo a Cosenza e sentirci paragonare a luoghi di Milano o Parigi.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Fare rete può andare bene per conoscersi e confrontarsi, ma a me piacerebbe molto fare insieme: insieme a BaS potremmo individuare alcuni obiettivi annuali ed elaborare progetti comuni su cui lavorare in sinergia, per costruire opportunità che vadano oltre le forze dei singoli progetti.”

Ci lasci un pensiero per BaS?
“Ragazzi, mi sembra di capire che condividiamo tanti valori e che ci accomunano determinazione e amore per le nostre origini: venitemi a trovare a Cosenza in Interazioni Creative, conosciamoci, parliamoci oltre i canali social, non potrà che uscirne qualcosa di buono. Quando ci saranno momenti di criticità e difficoltà non mollate i vostri progetti, non vi isolate, e se decidete di ripartite, continuate a decidere di ritornare portando sempre una valigia piena di nuova linfa creativa per il nostro Sud.”

Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?
“Vi suggerisco di scoprire la storia di Luigina La Rizza e il suo blog Penna in Viaggio; ma ci risentiamo presto per altri nominativi perché sono tante le persone che, quando scoprono Interazioni Creative, restano colpiti dal progetto e ci confessano che vorrebbero tornare e anche noi, insieme a voi, siamo pronti a dare un creativo bentornato.”

Federica D’Amico per BaS

Andrea Antonio Fioravante

Andrea Antonio Fioravante, Laurea in Disegno Industriale. Lascia Barletta a 26 anni e si traferisce in Lombardia. Torna, dopo 4 anni di esperienza lavorativa, nel suo paese natale.

La sua storia ci apre le porte dell’innovazione e della consulenza aziendale nell’ambito della stampa 3d, svelandoci anche un progetto legato ad un’altra grande passione: le due ruote… e più di tutto ci racconta di un Sogno che non poteva che realizzarsi al Sud, nonostante non poche paure e un vero salto nel buio!

16558425_10210375040830837_1083681420_nPer quale motivo sei tornato al Sud?
“Perchè ero pronto a dare qualcosa alla mia terra che tanto ha dato a me. Tutta l’esperienza lavorativa che ho adesso la devo ai miei pochi anni di lavoro al Nord. E’ stata, per me, una seconda università. Mi sono occupato un pò di progettazione aeronautica (arrivando anche alle porte dell’Agusta Westland), ho creato con mio fratello, anche lui al Nord, lo studio artINGEGNERIA e contemporaneamente sono diventato responsabile del reparto “ricerca e sviluppo” di una grande S.p.A. che si occupa di innovazione tecnologica nel settore Dentale e Medicale.

Sin dal primo giorno di partenza però, ho sempre saputo, dentro di me, che quella situazione era solo di passaggio. Capita a tutti di immaginare la vecchiaia o il luogo dove crescere i propri figli, be’ nel mio immaginare contesto e scenografia erano sempre al Sud, mai al Nord!

Dopo 3 anni e mezzo ho capito di essere pronto, sentivo di aver messo da parte quel bagaglio di esperienze importanti e fruibili per la creazione di qualcosa di utile per la mia terra. Così ho deciso di tornare e fare un salto nel vuoto, aprire un’attività di Stampa 3D, qualcosa di estremamente innovativo e forse senza mercato nella nostra terra, ma questo non mi ha scoraggiato.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“Sarei un bugiardo se dicessi che non ho avuto molta paura. Sopratutto per il fatto di lasciare un posto fisso, ben retribuito e con possibilità di ulteriore crescita, per avviare un’attività dal successo ignoto! Ma sai meglio di me che la nostra terra sa anche farti passare tutte queste paure, mi ha accarezzato e riaccompagnato nel mio percorso riabilitativo, facendomi nascere una seconda volta come pugliese! Ora sono carico e felice della mia scelta, ogni giorno sono felice di essere tornato!”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Più che positivo il mio rientro! Non poteva essere altrimenti, a parte la paura iniziale! E come quando devi lasciare la donna che ami con tutto il cuore per cause di forza maggiore. Quando poi la rivedi e ci ritorni insieme non può che essere bellissimo. Ad oggi la mia attività sta andando benino, e quindi ogni giorno è un giorno di crescita per me e di ricchezza per la mia terra e la mia gente!”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“La paura, il fatto di sentirsi disorientati e purtroppo scontrarsi con l’inciviltà che qui ancora è radicata. Per superare queste difficoltà bisogna combattere! Si, combattere senza lasciarsi andare, perchè se non si combatte si è di nuovo al punto di partenza e che fai? Parti un’ altra volta? Io personalmente, combatto e trovo forza nel mare e nella nostra natura, mi sono anche tatuato un simbolo che ricorda il mare! 🙂 Il mio consiglio per chi torna è: uscire ogni giorno e riprendere i contatti con la propria terra e la propria gente, il resto verrà da sé.”

Di cosa ti occupi?
“Al momento sono amministratore della mia azienda la Zyx3d con la quale mi occupo di innovazione nel settore 3d, aiuto le aziende a migliorare i loro processi produttivi con stampanti 3d e software 3d. Inoltre, ho creato una linea di filamenti per le stampanti 3D REELFILL che è stata presentata qualche settimana fa all’ Expo Elettronica di Milano Malpensa ed ha ricevuto molti consensi e un articolo sul quotidiano cartaceo lombardo La Prealpina. Scrivo articoli per stampa3dstore.com un importate portale di divulgazione per la stampa 3d e sporadicamente scrivo articoli per i bollettini medici (sempre riguardanti la stamap3d e il settore medicale).
Essendo motociclista sfegatato sto avviando un’associazione: Maxi Enduro Puglia – Moto Club che  ha come scopo quello di creare benessere attraverso dei motopercorsi nella nostra regione.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Grazie dell’opportunità, questo vostro lavoro mancava e serve alla nostra terra! Spero di vedervi presto al cinema con un film/documentario!”

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Si. Per mettere insieme le esperienze e creare dei laboratori di scambio.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“Continuare in questo suo percorso.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“Il mare, il cibo e la mia famiglia.”

Grazie Andrea, per la tua gentilezza, per averci raccontato che il “futuro” è già il nostro presente. Qui, in Puglia. A Sud.

Marianna per BaS

Maria Margherita Sciarrone

Maria Margherita Sciarrone, Laurea Specialistica in Pubblicità e Comunicazione d’Impresa. Parte, a 18 anni, da Villa San Giovanni  (RC) per motivi di studio e si trasferisce a Roma e poi a Macerata. Dopo un’esperienza all’estero, a 28 anni, torna a Reggio Calabria.

Innamorata della sua terra, quanto del mondo, ha condiviso con noi la sua preziosa valigia del ritorno…

marysciarronePer quale motivo sei tornata al Sud?
Perché la voglia di tornare è stata più forte e perché ero stanca. Venivo da 10 anni di lungo peregrinare. Dopo la triennale in Scienze della Comunicazione a Roma, mi sono trasferita a Macerata, dove ho conseguito la laurea specialistica in Pubblicità e Comunicazione d’Impresa e dove ho iniziato le prime esperienze lavorative. Poi mi sono trasferita all’estero. In 10 anni ho cambiato 5 città e circa 10 case. Avevo scatoloni sparsi per case e città diverse. Avevo bisogno di fermarmi. Inizialmente sono tornata con l’intenzione di stare pochi mesi e partire di nuovo. Poi ho scelto di provare a restare. E dopo quasi sei anni sono ancora qui.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
Di nostalgia prima di tutto. Di odori, profumi e ricordi che solo nel tuo paese d’origine possono prendere vita. Ma nella mia valigia c’è anche spazio per le esperienza vissute, per incontri che mi hanno cambiato la vita e per tutte le città che mi hanno fatta crescere professionalmente. Roma, Macerata, Dublino, l’isola di Hydra in Grecia, sono tutti luoghi che porto nel cuore e che hanno fatto ritorno assieme a me.  È una valigia che riapro quando mi sento persa o mi trovo in una situazione difficile; una valigia da cui salta fuori un’esperienza, una vecchia lettera, un biglietto della metropolitana, l’ingresso ad una mostra, appunti di eventi organizzati, un post it. Tutti pezzi di vita che servono per ricordarmi da dove sono partita,  come sono arrivata fin qui e le cose che ancora sono in tempo a cambiare.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
Positivo. È  stato un ritorno positivo perché ho trovato lavoro dopo pochi mesi dal mio rientro. Perché nonostante le difficoltà iniziali di riadattamento, sono  riuscita a realizzare molti progetti e perché ho incontrato l’amore.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
Quando sono rientrata c’è stato un periodo in cui mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Non stavo bene da nessuna parte. Il rientro a casa con i miei è stato più duro del previsto. Per loro ero ancora la piccolina di casa e probabilmente non accettavano il fatto che fossi cresciuta. Per questo motivo la prima cosa che ho fatto appena ne ho avuto la possibilità è stata trasferirmi a Reggio Calabria dove nel frattempo avevo trovato lavoro in un’agenzia di comunicazione e avevo conosciuto il mio attuale compagno. In questo modo ho riconquistato la mia indipendenza ma sapevo che loro erano a soli 10 minuti di distanza da me. A livello lavorativo non ho avuto grosse difficoltà perché lavoravo in un’azienda di respiro internazionale, con l’headquarter a Sud. Questo mi ha permesso di continuare a parlare inglese, di lavorare nel settore per cui avevo studiato e di crescere professionalmente. Per quanto riguarda la vita sociale, ho ritrovato le amiche di sempre che hanno deciso anche loro di restare o tornare qui.

Una difficoltà che all’inizio sembrava insormontabile è stata il reggino medio. Quello del “qui non c’è lavoro”, “è tutto uno schifo” “ma chi te l’ha fatto fare a tornare”. Tutte persone che passano il tempo a criticare la loro città ma non fanno nulla per cambiare lo stato delle cose, anche in piccolo. Gente che vive ancora a casa con i genitori, che ha visto il mondo solo durante qualche breve vacanza (pagata da mamma e papà), e che accusa il sistema se non trova lavoro. Ho superato questa difficoltà isolando il più possibile queste persone e circondandomi di ragazzi e ragazze ma anche gente più grande di me che sono preziose per questa terra, che contribuiscono a renderla migliore e che se lanciano delle critiche lo fanno solo ed esclusivamente in modo costruttivo. Arrendersi è facile e succede per mille ragioni: per stanchezza, per rabbia, per rassegnazione. È lì che si sceglie di andar via. L’ho fatto anche io. Lo studio è stata solo una scusa per lasciare questa terra e non farvi più ritorno. Non avevo però fatto i conti con le ragioni del cuore.”

Di cosa ti occupi?
Al momento sono socia fondatrice di una Cooperativa che offre servizi di comunicazione: Idea Positivo. Nello specifico mi occupo di social media marketing, oltre ad essere giornalista. Sempre all’interno di questa agenzia scrivo per il portale web che abbiamo creato e di cui sono direttore editoriale. Si chiama Yes Calabria, una testa in cui ogni giorno raccontiamo la Calabria positiva e le eccellenze del territorio con l’obiettivo di creare una cassa di risonanza nazionale e internazionale di quanto di buono è prodotto a livello endogeno. Inoltre, dpoco si è conclusa la mia esperienza all’interno della Commissione Pari Opportunità nel comune di Villa San Giovanni ma continuo a sposare e promuovere i progetti legati al territorio e alle pari opportunità non solo di genere ma anche di religione, disabilità e origine etnica.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
Grazie per lo spazio concesso e complimenti per il lavoro che svolgete.”

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?
Si. Per incoraggiare chi vuole tornare e non ne ha il coraggio. Perché come  scrissi una volta in un vecchio articolo “Ci vuole più coraggio a tornare che ad andarsene.” E credo possa anche servire a chi come me è tornato e ogni tanto perde la bussola ed è tentato ad andare via di nuovo. Circondarsi di storie positive e di gente che ce la mette tutta per restare qui, è una delle cose che cerco di tenere sempre a mente. Se non fosse per queste persone, io me ne sarei andata di nuovo da un pezzo.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
Creare degli eventi che riuniscano le persone che sono tornate al Sud e le loro expertise. È un modo per fare rete e per ricordarci che di persone folli che hanno scelto di tornare ce ne sono un sacco.

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
Il mare, inteso non solo come luogo dove recarsi d’estate, ma un punto fermo, un orizzonte che ha sempre fatto parte della mia vita sin da piccola. Chi non è cresciuto alzandosi ogni mattina e trovandoselo sempre lì davanti, non può capire di cosa parlo. Per me è stato sempre un punto di riferimento, oltre che una medicina.

Mi mancavano, inoltre, gli affetti: i miei genitori in primis e persone che per me rappresentano una vera e propria famiglia. La cosa che più mancherà sono i rapporti che ho costruito nel tempo e i luoghi che mi hanno accolta ed ospitata. In questo preciso istante, sono le Marche e la loro gente a mancarmi di più. È una regione che mi ha dato tanto e a cui sarà sempre riconoscente. Per questo motivo, se ci fosse bisogno di me, io correrei subito lì a dare una mano ai miei amici e alle loro famiglie che non stanno passando un bel momento.  Ma è gente forte e testarda e si rialzerà in fretta.”

Grazie Maria Margherita, non ci resta che continuare a raccontare il bello del Sud… perchè no, insieme!?? 🙂

Marianna per BaS

Floriano e Giovanni Pellegrino

Floriano Pellegrino e Giovanni Pellegrino, diploma alberghiero, giovanissimi lasciano Scorrano (LE) e per lavoro girano il mondo. Dopo un’intensa gavetta, al fianco di chef importanti e noti, lo scorso anno sono tornati nel Salento. A Lecce hanno dato vita a Bros’ che mescola tre ingredienti fondamentali: passione, tradizione e innovazione.

Vi invitiamo a leggere la loro storia e a prenotare subito un’esperienza culinaria unica !

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Scatto: Fabio Perrone

Per quale motivo siete tornati al Sud?
Ricostruire l’essenza della cucina pugliese per creare una nuova cultura gastronomica che parte dalla storia salentina per fondersi con il mondo contemporaneo della cucina di ricerca internazionale.”

La vostra valigia del ritorno è piena di…
Esperienza e sogni.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
Positivo. Perché passo dopo passo stiamo realizzando i nostri sogni. Soprattutto stiamo costruendo il nostro futuro giocando tra il nostro passato e il presente che il mondo ci offre, e questo gioco tra il vecchio e il nuovo è straordinariamente appagante. Inoltre poter assorbire l’energia del posto in cui siamo nati è fondamentale in questa fase della nostra vita, dopo aver girato il mondo.

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
Le difficoltà ci sono ogni giorno in ogni posto del mondo, si superano con impegno abnegazione e sudore. Per cui le nostre difficoltà non sono state diverse da tutte quelle che chef più bravi di noi hanno incontrato nel passato. Quando produci innovazione devi accettare un tempo tecnico mentale e fisico affinché le tue idee vengano assorbite, altrimenti non stai innovando.”

Di cosa vi occupate?
Siamo chef del ristorante Bros’. Gestiamo completamente il ristorante, dalla creazione del piatto al campanello della porta.”

Ci lasciate un pensiero per BaS…
Continuate a mostrare il lato positivo del Sud. Il Sud ne ha bisogno, ma soprattutto l’Italia ne ha bisogno.”

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?
Certamente. Conoscendosi tra professionisti e condividendo le proprie competenze si può effettivamente creare una massa critica che può migliorare un territorio.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
Semplicemente mettere in contatto i professionisti.”

La cosa che più vi mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
Il rapporto con la natura e la famiglia.”

Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?
Luigi Partipilo.”

Grazie Floriano, grazie Giovanni… non ci resta che organizzare il prima possibile una “Cena tra tornati”!! 🙂

Marianna per BaS

Anna Laura Orrico

Anna Laura Orrico, Laurea in Scienze Politiche, lascia Cosenza a 23 anni. Varie esperienze lavorative:  Roma al MAE, Lituania, Bologna e infine Burundi. Torna  a 29 anni nella sua città natale, poi si sposta a Pizzo nella provincia di Vibo Valentia.

Non vi sveliamo altro, possiamo solo dirvi che le parole chiave della sua storia sono: innovazione, cultura, tecnologia, cooperazione, condivisione. Il resto lo scoprirete leggendo le sue risposte…

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Per quale motivo sei ritornato al Sud?
Per costruire qualcosa nella mia terra con le competenze e le esperienze realizzate fuori e all’estero soprattutto.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
Certamente piena di esperienze e di una maggiore capacità di adattamento alle situazioni diverse per cultura e per approccio, una capacità di osservare il contesto che mi circonda con occhi critici ma propositivi. Un senso di vuoto perché la mia Calabria sembra apparentemente condannata all’isolamento e all’oblio.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
Non so fare una scelta netta tra positivo e negativo perché ogni giorno quando inizio a lavorare penso agli aspetti negativi del restare in Calabria e subito dopo li rivolto in motivazione per restare provando a generare qualcosa di diverso, di migliore rispetto a quanto vedo. Ritornare è stato positivo perché mi ha permesso di iniziare a costruire il mio progetto di impresa, ma è stato anche negativo perché la distanza della Calabria dal resto del Paese e dell’Europa si percepisce ogni giorno…siamo ultimi e considerati tali, riuscire a far venire in Calabria anche un esperto a tenere un workshop formativo è difficilissimo perché le persone trovano non agevole venire da noi a causa della carenza di collegamenti e da noi non trovano “mercato”; così come è difficile spostarsi dalla Calabria per andare ad aggiornarsi in altre città: scarsi collegamenti e costi allucinanti. Ma tutto questo si trasforma in motivazione a cambiare queste cose e in desiderio di supportare chi prova a costruire nuove idee in questa regione.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
La difficoltà principale del rientro è stata quella di farsi capire quando provavo a costruire progetti con altre persone, mettendo insieme competenze ed esperienze diverse. Lavorare insieme, condividere idee e competenze è la cosa più difficile in una terra dove l’individualismo è portato all’estremo, dove il “non fidarti che ti rubano l’idea” è praticato come un mantra, dove tutti si lamentano ma non decidono mai di lavorare insieme per risolvere il problema. Diciamo che il problema non si supera ma per affrontarlo non ho smesso mai di ricercare in giro per la Calabria persone ed esperienze che avessero voglia di cooperare su obiettivi comuni. Dal mio punto di vista uno dei modi migliori per cambiare questa mentalità di chiusura è lavorare sulle nuove generazioni, a partire dalle scuole spingere i ragazzi a costruire progetti insieme, a non aver paura di condividere le proprie idee sperimentandole in progetti sul territorio e non solo tra le mura scolastiche.”

Di cosa ti occupi?
Sono un Project Manager in ambito sociale e culturale, mi occupo anche di organizzazione e gestione di eventi per aziende ed organizzazioni che desiderano promuovere i propri valori, prodotti e servizi. Sono imprenditrice e, quindi, co-founder di Talent Garden Cosenza Srl, il primo spazio di coworking in Calabria dedicato all’innovazione digitale. La mia passione più grande è la progettazione partecipata. I miei hobby sono il teatro, la danza. Amo viaggiare e scrivere: ho un blog che è anche il mio sito web, annalauraorrico.it

Ci lasci un pensiero per BaS…
E’ molto importante raccontare le storie di chi è tornato al Sud, lo trovo un buon modo per osservare un fenomeno che la nostra generazione e quelle successive vivranno ancora per molto tempo, ovvero la presa di coscienza che l’altrove spesso è sotto i nostri occhi.

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?
Si. Lo scambio di esperienze è sempre positivo purché si dica sempre la verità e ci sia onestà nel confronto.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
Organizziamo gli Stati generali di chi torna o resta al Sud per far emergere una nuova classe dirigente provando a collaborare tra di noi.”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
Credo che andare via o restare a Sud non debba essere una “costrizione” ma una libera scelta perché andare via arrabbiati con un territorio dove non c’è meritocrazia o dove crediamo di non avere possibilità è tanto grave quanto restare senza sentire il dovere/diritto di provare a cambiare in meglio il nostro status e il contesto nel qualche viviamo. Andare via non è il male assoluto, anzi bisogna viaggiare e lavorare fuori per capire il potenziale che c’è in noi ampliando i nostri orizzonti mentali; restare non è sempre un bene se vuol dire arrendersi al destino e lamentarsi solo di ciò che non funziona.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
Quando stavo fuori non mi mancava nulla della Calabria perché adoro viaggiare e scoprire nuovi mondi, ma avevo sempre un senso di vuoto perché capivo che la differenza avrei potuto farla nella mia terra dalla quale tutti vanno via prima o poi.”

Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?
Vi suggerisco una persona che è veneta ma si è innamorata della Calabria e da diversi anni lavora all’osservatorio sulla ‘ndrangheta realizzando progetti davvero interessanti. Lei si chiama Stefania Ziglio e secondo me rappresenta il meglio del Nord che incontra il meglio del Sud per costruire una Italia migliore.”

Grazie Anna Laura, la tua storia che parla di innovazione sociale è lo stimolo migliore per iniziare il 2017!!

Marianna per BaS

Flavia Amato

Flavia Amato lascia Guardavalle Marina (CZ) e la sua amata Calabria, poco più che maggiorenne, per completare il suo percorso formativo presso l’accademia di Belle Arti di Macerata. Termina con successo gli studi con una tesi sugli “abiti scultura”. Tesi illuminante per il prosieguo della sua carriera. Infatti, di lì a poco, raddrizza il tiro formativo e sceglie di seguire un desiderio intimo e profondo che la spinge a frequentare, in breve tempo, un corso di modellista professionale ed un master in gestione d’impresa e startup. Dopo quasi otto anni torna nella sua Calabria, per cercare di dar forma ad un sogno cullato fin da bambina, quando vedeva la mamma e la nonna cucire. Crea Malìa, atelier di moda dove il concetto di stile e benessere si uniscono, laboratorio di idee e creazioni dove si realizzano abiti con tessuti organici e naturali.

flaviaamato2Com’è stata la tua vita prima di partire verso il Nord?
“Sono nata il giorno di Natale, nel 1989, ed ho vissuto la ma infanzia e la mia giovinezza a giocare al sole con i miei amici fino alla sera. Un sole che ti scaldava e ti avvolgeva con i suoi tiepidi e gradevoli raggi. Quando cresci con quel calore dentro, è difficile trovarlo in altri luoghi che non sia la tua terra. Il sole, in ogni regione, è sempre lo stesso cerchio un po’ giallo che ci guarda dall’alto ma chi è del meridione, della Calabria in particolare lo sa, il sole calabrese è un’altra cosa. Un sole che il calore te lo trasmette non solo sulla pelle, ma fino alle ossa.”

Per quale motivo sei tornata al Sud?
“Quando sei lontana chilometri da casa, quella mancanza la senti come una carenza di ossigeno, e quando ti manca l’ossigeno ti dimeni e ti agiti per ritrovarlo. Così mi sentivo lontana da casa, lontana dalle mie radici e dalla mia famiglia, lontana dal mio sole. Volevo tornare nel mio Sud, nella mia terra, con un sogno nemmeno troppo nascosto nel cassetto. Volevo unirmi alla schiera di piccoli imprenditori che cercano, tra mille difficoltà di tipo ambientale, territoriale, concettuale e ahimè non solo, di fare qualcosa per il Sud. Non se ne parla più di tanto, non si trova sui giornali, non lo dicono alla televisione, ma sotto il “velo di Maya“ creato ad hoc dalle istituzioni e dalle credenze, la tanto bistrattata terra calabrese, nasconde come altre realtà del meridione, un humus fertile di piccole imprese, che stanno germogliando, fiorendo, con l’obiettivo del biologico e della sostenibilità. La regione Calabria è stata la culla dei primi insediamenti italici, un concentrato di cultura e tradizione, una terra affascinante per varietà paesaggistica, che è vittima però di sé stessa e della reticenza nazionale. L’amore per la mia terra, mi ha spinto a ritornare, a cercare di fare impresa, dove tutti dicono che è impossibile creare qualcosa di nuovo e sano, dove tutti dicono: “Ma chi te l’ha fatto fare? Dovevi restare dov’eri… Come mai questa scelta? Speriamo bene… Qui non ci riuscirai mai!” Dove tutti, per primi gli abitanti stessi, danno per morto un territorio così ricco. Io no. Sono testarda, orgogliosa e tenace quanto basta per dire che non ci si può e non ci si deve arrendere. Sono tornata per fare impresa e artigianato e per innovare attraverso il tessile naturale. Sono tornata per presentare una start up che ultimamente ha portato il nostro Paese sui giornali per il “tessile innovativo”.

La tua valigia del ritorno piena di…
Speranza e tanta volontà: desiderio di cambiamento per la nostra terra, voglia di sfidare tutto ciò che viene detto contro il Sud. La mia valigia è piena della forte spinta di quel calore, quel sole, che mi ha fatto crescere fondendosi con le mie ossa e contaminando la mia anima. Un grazie, per tutto questo, va alla mia famiglia, ai valori e ai sani principi che mi hanno inculcato fin da bambina. Una famiglia alla quale sono grata, per avermi sempre sostenuto ed aiutato nelle mie scelte, accompagnandomi nel mio cammino, aggiustando il mio percorso, senza mai ostracizzarlo. Grazie a loro, al mio compagno, al mio sole, ho trovato il coraggio e la forza, di seguire un sogno. Un sogno che mi permette di creare ciò che ho sempre desiderato. Un sogno che mi consente, la mattina, ogni volta che apro la porta del mio atelier, ogni volta che termino uno dei miei abiti, ogni volta che guardo dalla finestra, di uscire, alzare lo sguardo, e volgere il viso a quel cerchio giallo, a cui devo tutto, a cui devo il mio spirito rovente di fiera stilista calabrese.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
Certamente, perché ho la sensazione di contribuire a qualcosa di grande è già molto soddisfacente.”

Quali sono state, se ce ne sono statae, le difficoltà del rientro?
Le difficoltà riguardano la riambientazione lavorativa, la logistica, la carenza di infrastrutture e altri servizi per la mia impresa che sembrano ostacolare e rallentare il tutto. Inoltre, essendo un’attività innovativa è sconosciuta alla maggioranza della popolazione e quindi spesso si creano intoppi di diversa natura. Per superarle ci vuole tenacia, passione e molta pazienza.”

Di cosa ti occupi?
Faccio la modellista, la stilista e l’artigiana. Creo abiti. Amo la moda, la natura e il connubio tra i due. Ho così aperto ideato e progettato un atelier con il bran Malìa natural couture lab. Il brand Malìa offre un guardaroba versatile e completo e tutto “green” proponendo capi per ogni occasione Questo modo di fare moda è stato definito innovativo, una svolta e smentisce chi pensava che la moda ecosostenibile fosse poco “glam”. Nell’atelier si realizzano abiti completamente naturali realizzati nel rispetto dell’ambiente e provenienti da fibre vegetali ecologiche certificate che mirano ad un risultato di alta qualità e benessere. Per esempio abiti in tessuto di Bambù, in Canapa, pura Seta, Lino e Cotone biologici ma anche in fibra derivata dal latte! Credo nel Sud e nella possibilità di innovare attraverso il ritorno dei giovani e di coloro che al Nord si precludono questa possibilità.

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Grazie per l’opportunità di raccontare la mia storia e per questo bel progetto da voi ideato.”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Certamente, io stessa cercavo una cosa simile per confrontarmi appena ritornata. Così facendo possiamo rendere presente i vantaggi del tornare.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Divulgare tutte le storie di chi torna per dare forza a chi è scoraggiato”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Dopo sette anni di residenza nelle Marche, regione leader del tessile e del manufatturiero e dopo aver ricevuto riconoscimenti nell’ambito delle Start Up ho deciso di sfidare tutto e tornare al Sud per creare un’impresa giovanile femminile e innovativa. Spero di non dovermi pentire per questa scelta. Mio padre negli anni 70 dopo venti anni è tornato al Sud per fare impresa ed ha costruito molto per questa terra e spero di poter fare lo stesso.”

La cosa che più che più ti mancherà?
“Mi mancava il calore del Sud, la genuinità, i ritmi. Mentre mi mancherà l’efficienza e alcuni servizi.”

Grazie mille Flavia, per questo messaggio di speranza che servirà a molti giovani che come te hanno voglia di tornare.

Alice Amato

Anna Maria Bisceglia

Anna Maria Bisceglia, giovanissima, lascia Monte Sant’Angelo per  motivi di studio, frequentare l’Istituto Alberghiero. Dopo il diploma, si sposta per lavoro in Italia e all’estero. A 29 anni torna nel suo paese natale per investire nella sua amata Puglia tutta la sua  professionalità. Nasce così AMB Restaurant Coach & Event Planner.

In questa intervista ci racconta il suo ritorno e ci spiega di cosa si occupa…

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Per quale motivo sei tornata al Sud?
“Perché credo nel mio territorio, credo nelle risorse che ha e che puó offrirci. Ed oggi dopo 15 anni di assenza penso di avere la maturità e la consapevolezza per affrontarlo!”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“Piena di buoni propositi e tanti progetti basati soprattutto sulla sponsorizzazione del mio territorio! Sono tornata con una valigia stracarica di positività, progetti e soprattutto innovazione!”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Fino ad ora positivo! Ho avuto un riscontro altissimo già nei primi tre mesi! La gente sta imparando a conoscermi, partecipa ai miei eventi anzi li aspetta con ansia! Ho portato tante novità e la gente aveva bisogno di questo, aveva bisogno di qualcuno che si “prendesse cura di loro” ed è ciò che voglio fare! Amo il mio paese e i miei compaesani.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“Non ho avuto grandi difficoltà, devo essere sincera, sono stata molto fortunata. In tanti mi hanno aperto le proprie porte fin da subito! Il mio consiglio però, qualora qualcuno ne abbia bisogno, è quello di crederci tantissimo e di non aver timore di essere visti come chi porta scompiglio perché il bello è proprio quello!”

Di cosa ti occupi?
Nasco nel mondo ristorativo, principalmente, come maîtresse d’hotel  e restaurant coach. Inoltre, sono una organizzatrice di eventi una così detta: event planner. Ho una passione fortissima per tutto ciò che riguarda il mio lavoro, amo il contatto con la gente. Adoro il mondo della moda,  il mio hobby preferito fare shopping, amo i balli caraibici e poi mi piace moltissimo leggere, scrivere e viaggiare! Per il futuro ho tantissimi progetti, tra gli altri, un tour in giro per la Puglia con protagonista una accoppiata vincente: vino e musica! Oltre a vari corsi di formazione e a tante tantissime altre novità!”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Siete meravigliosi, per me è stato un onore ricevere il vostro invito a raccontarmi per il blog! Vi apprezzo moltissimo per quello che fate!! Grazie mille ancora!”

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Ci si potrebbe consigliare a vicenda! Ognuno con le proprie esperienze sia positive che negative!”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“Aiutare a crescere e a migliorarci sempre, raccontando come già state facendo le storie di chi è tornato.”

 Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Sono partita a 14 anni per andare a Vieste a studiare. Lì sono rimasta per cinque anni. Durante l’inverno studiavo e l’estate partivo. Lavoro stagionale a Riccione, Rimini, Gallipoli, Bibione. Dopo il diploma, sono partita in giro per l’Italia e non mi sono fatta mancare qualche capatina all’estero vicino Londra. Gli ultimi otto anni li ho passati in alto Adige a Selva di Val Gardena che considero un pò la mia seconda casa. Se sono arrivata dove sono e perché ho fatto la così detta gavetta e consiglio a tutti di farla, è importantissima! Sono tornata nel mio paese natale perché avevo voglia e bisogno di casa! Perché ci credo e perché le vibrazioni positive che mi regala la mia terrà nessun altro luogo riesce a darmele!

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“Le orecchiette della nonna sicuramente mi sono mancate moltissimo, la mia famiglia, mio nipote che ho visto crescere pochissimo, i miei amici ma soprattutto il calore che provo ogni volta che metto piede nella mia terra, l’allegria, la solarità, il volersi bene che a noi del Sud viene sempre spontaneo!”

Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?
Domenico Prencipe! Lui sicuramente ha molte cose da raccontarvi ha aperto un pastificio e una rete di produttorì con nome Sapefà!”

Grazie a te Anna Maria! Per averci parlato di te e della tua scelta di tornare. Per saperne di più, consigliamo di visitare il sito  www.annamariabisceglia.it scoprirete anche come rendere più bello il vostro Natale!! Per approfondire, non perdete l’articolo dedicato alla “Restaurant Coach di Puglia” della nostra BaS Ines Pesce per il suo omonimo blog. 🙂

Marianna per BaS

Valentina Nesi e Luana Casalnuovo – Metis Magazine

Valentina Nesi, dopo la Laurea in lettere moderne, trova lavoro come insegnante in Toscana. Luana Casalnuovo, lascia il suo paese natale a 19 anni quando si trasferisce a Roma per frequentare l’università, corso di laurea in giurisprudenza.

A 27 anni, decidono di partire alla volta di Salamanca, in Spagna, per perfezionare la conoscenza della lingua spagnola. Al termine del periodo di studio, un’esperienza ricca e determinante per il loro futuro, sono tornate in Basilicata.

metisfoto

Per quale motivo siete tornate al Sud?
“Principalmente perché il motivo della nostra permanenza in Spagna si stava per esaurire. In più avevamo in cantiere la nascita del nostro giornale: Metis magazine, progetto che siamo riuscite ad ultimare negli ultimi mesi.

Nonostante amassimo molto vivere in Spagna avevamo in mente di creare un qualcosa che avesse origine laddove abbiamo le nostre radici: in Basilicata, e ci sembrava giusto perseguire quest’obiettivo.”

La vostra valigia e’ piena di…
“La nostra valigia di ritorno è stato un bagaglio di emozioni, esperienze inaspettate ma anche tanta malinconia, il dispiacere del lasciare un posto che ci è rimasto nel cuore ma anche nostalgia verso la nostra terra natale.

Di sicuro il periodo spagnolo ci ha fatto assumere una maggiore consapevolezza su chi eravamo e su cosa avremo voluto realizzare.”

Complessivamente e’ stato un ritorno positivo o negativo?
“Positivo. Le esperienze vissute, sia a livello umano che dal punto di vista culturale, sono stata più che costruttive. In Spagna ci siamo potute relazionare con un ambiente, a tratti, molto differente da quello italiano e questa cosa ci ha aiutate molto nel momento in cui abbiamo deciso di fondare Metis magazine.

La voglia di tornare era tanta, ma al contempo, lasciare una città che ci ha dato tanto, anche dal punto di vista professionale, ha reso il ritorno in Basilicata più duro. Forti di questa esperienza, in pochi mesi, abbiamo dato vita a quello che prima di allora era solo un sogno nel cassetto: creare il nostro giornale.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltàà del rientro?
“Beh senz’altro la prima difficoltà è stata il dover salutare persone che erano entrate a far parte della nostra vita quotidiana, ma anche il non poter più vivere quei luoghi, le tradizioni tipiche ispaniche e sicuramente il cibo. In Spagna l’ambiente era molto conviviale, sia dal punto di vista scolastico che lavorativo, quindi, rientrate in Basilicata ci siamo dovute scontrare con una realtà per certi versi più dura.

Nel momento in cui Metis magazine stava muovendo i suoi primi passi, ci è capitato di sentire colleghi che cercavano di denigrare il nostro lavoro o ancora peggio, tendevano a banalizzarlo, probabilmente anche perché a capo del giornale ci sono due donne. Nonostante tutto, però, ci siamo lasciate scivolare di dosso le critiche e abbiamo perseguito il nostro obiettivo.

Con un pò di dispiacere abbiamo appurato che il detto: “Nemo propheta in patria sua” è vero, e i dati di Metis magazine lo dimostrano: siamo molto lette al centro-nord Italia e persino all’estero, con una punta molto alta di lettori nella città americana di Oshkosh, nel Wisconsin, dove è presente una grande comunità italiana,  ma in Basilicata e soprattutto nel Metapontino ( dove viviamo), ci seguono in pochi,  cosa che per certi versi ci ha un po’ rammaricato.”

Di cosa vi occupate?
“Siamo nel direttivo dell’associazione culturale “Metis factory” e dirigiamo il magazine di approfondimento, attualità, cultura e tanto altro, da noi stesse fondato. In questo periodo, siamo anche impegnate nella realizzazione di una Web TV e di una Radio.

Nel tempo libero ci occupiamo di varie attività che spaziano dalla lettura alla scrittura sino ai viaggi. Infatti, almeno un paio di volte l’anno, partiamo alla scoperta di nuovi posti.”

metislogo

Ci lasciate un pensiero per BaS…
Viaggiate, siate affamati di conoscenza e sempre pronti a prendere la valigia e partire per conoscere nuovi posti, culture e persone ma conservate sempre intatto l’amore per il vostro luogo d’origine. Quel “nostos” che non deve essere inteso solo come un ritorno in senso geografico ma simboleggia un vero e proprio attaccamento alle proprie radici e origini e che dopo tante peripezie può rappresentare l’ultimo tassello di quel puzzle che conduce alla completa conoscenza di se stessi.”

Una rete tra tornati al può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Sì certo, pensiamo che sia fondamentale soprattutto perché l’unione fa la forza e creare una rete BaS potrebbe portare anche alla nascita di nuove idee e progetti atti alla valorizzazione delle nostre regioni.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“In primis dovrebbe offrire supporto e sostegno a chi decide di tornare al Sud. Ma, al tempo stesso, dovrebbe anche essere una sorta di network che porti all’ideazione e alla realizzazione di progetti innovativi per il meridione. Spesso quando si parla di “fuga di cervelli” si fa riferimento solo a chi emigra dall’Italia verso l’estero senza tenere in considerazione tutte quelle intelligenze che a causa della precarietà lavorativa sono costrette a lasciare il Sud Italia per trasferirsi al Nord.

Una rete progettuale e fattiva, quindi, potrebbe consentire loro di mettere a frutto il proprio talento creando una miriade di opportunità per sé e per gli altri.”

La cosa che più vi mancava e/o la cosa che più vi mancherà?
“Gli aperitivi nella Plaza Mayor di Salamanca, il calore della gente, i monumenti e persino la scuola. I passanti con i quali ti ritrovavi, quasi sempre, a scambiare quattro chiacchiere e l’informalità dei contesti anche più professionali.”

Grazie Valentina, grazie Luana! A noi, piace moltissimo che a capo di Metis magazine ci siano due giovani donne grintose come voi!

 Marianna per BaS