Laura Schirosi – Biologa molecolare di ritorno in Puglia.

Laura Schirosi, Laurea in Biotecnologie Mediche, dottorato di ricerca in Biotecnologie e Medicina Molecolare e specializzazione in Patologia clinica. A 19 anni lascia Nardò per studiare a Modena. Torna a 31 anni, vive a Lecce e lavora a Bari.

LauraSchirosiPer quale motivo sei tornata al Sud?
“Sono partita per Modena, come tanti ragazzi, subito dopo la maturità. Volevo studiare Biotecnologie Mediche, corso di laurea esistente, fino a quegli anni, in pochi atenei italiani e soprattutto con accesso a numero chiuso. Così dopo aver tentato i test d’ingresso in due atenei emiliani, nelle città di Modena e Bologna, i risultati del test hanno favorito il primo ateneo a discapito del secondo, forse più gettonato ed anche da me in un certo qual modo preferito, per questa prima esperienza lontano da casa. Con il senno di poi sono contenta sia andata così, perché l’esperienza di vita a Modena è stata bellissima, professionalmente ed umanamente. Dopo la laurea, sono rimasta per i 3 anni di dottorato di ricerca in Biotecnologie e Medicina Molecolare e per i 4 anni di assegno di ricerca che si sono susseguiti, durante i quali ho potuto fare anche la scuola di specializzazione in Patologia Clinica. Ma, per quanto potessi starci bene a Modena, era pur vero che non l’ho mai sentita realmente “casa mia” e non si sono mai create le condizioni perché diventasse tale. Negli ultimi tempi, poi, iniziava sempre di più a pesarmi il fatto di dover prendere quel treno, dopo i brevi o lunghi periodi di vacanza, che mi riportava ogni volta verso il nord, anche se per lavoro. Così appena l’Università, come spesso accade, non ha più avuto i fondi per rinnovare il mio contratto di ricerca, completato il mio percorso di studi e professionale, ho capito che era arrivato il momento di ricominciare. E dove, se non con un ritorno al sud?”

La tua valigia del ritorno è piena di…
La mia valigia del ritorno era piena di voglia di “ripartire”, di ricominciare, ma soprattutto di poter mettere a frutto tutta l’esperienza professionale acquisita in quegli anni, per il “mio” sud. Sì, perché, in fondo, ho sempre coltivato questo desiderio, di poter dare il mio piccolo contributo a quel sud così bistrattato, soprattutto nel campo della sanità, evitando magari i viaggi della speranza a chi doveva farsi curare, soprattutto, a chi doveva attendere l’esito di un esame per settimane o mesi perché il campione era stato mandato fuori per ulteriori accertamenti. Io qualcosa sapevo fare e forse si poteva fare, al sud. Ma la paura di scoprire che tutto ciò non fosse possibile c’era. Ricordo che durante il primo periodo, mentre inviavo il curriculum in vari centri e ricercavo il posto migliore dove l’esperienza acquisita potesse essere messa a frutto (e non essere gettata alle ortiche pur di restare a tutti i costi al sud), tenevo sempre e comunque mentalmente aperto uno spiraglio, pronta a ripartire di nuovo, con la mia valigia, verso altri posti, di nuovo al nord, se mi fossi resa conto che non potevo farcela.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
Positivo sì. Ora a distanza di 7 anni lo posso dire. Perché finalmente si è realizzato pienamente il mio percorso professionale. Ho firmato da poco un contratto a tempo indeterminato come Dirigente Biologo presso l’IRCCS Istituto Tumori “G.Paolo II” di Bari. Ho ricreato una cerchia di amicizie, vivo a Lecce in un piccolo appartamento tutto mio, faccio la pendolare per scelta, almeno per ora… poi chissà. Godo del clima e del mare, due delle cose che mi mancavano di più quando ero al nord. Apprezzo la qualità della vita che il sud mi offre, nonostante i suoi limiti, perché non tutto è perfetto.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“All’inizio non è stato affatto facile. Ritornare, anche se nella terra in cui sei nata, vuol dire necessariamente ricominciare. Tutto si azzera, perché le persone che hai lasciato non è detto che siano quelle che credi, non è detto che siano disponibili a riaccoglierti, anche se nel tempo hai mantenuto i rapporti. Per me poi era quasi inevitabile la scelta di continuare a vivere fuori da casa, dopo tanti anni che già lo facevo, perciò non sono rientrata nel mio paese di origine ma ho scelto di vivere a Lecce, città che mi era sempre piaciuta ma in cui di fatto non avevo mai vissuto e che non conoscevo approfonditamente. Unico punto di riferimento incrollabile, soprattutto nelle difficoltà, ed imprescindibile è sempre stata la mia famiglia, i miei genitori. Non è stato facile neppure da un punto di vista professionale, perché subito è stato chiaro che lesperienza che avevo maturato ed acquisito negli anni serviva, era utile, ma ciò non si accompagnava ad un altrettanto adeguato inquadramento professionale. Molto “volontariato”, poche certezze. E poi ti scontri purtroppo con la mentalità di chi è sempre “rimasto al sud”, che vuol dire essere rimasto sempre chiuso in sé stesso e fermo nelle proprie convinzioni. Secondo me, questo è il vero “male” del sud. Ti senti un po’ come “Don Chisciotte contro i mulini a vento” e cerchi chi ha fatto la tua stessa esperienza, chi è andato via ed è ritornato, sperando che l’unione faccia la forza… ma a volte ciò non è sufficiente per sconfiggere un sistema così ben radicato. Nonostante tutto, ed un po’ di sconforto nei primi anni, neanche per un solo istante mi sono pentita di essere tornata. Mi piaceva la qualità di vita che potevo avere: il sole, il mare e poi avevo la mia famiglia, i primi amici ed un sogno in cui credere. Un sogno che volevo diventasse reale, a costo di fatica e sacrifici. Così ho iniziato a fare concorsi, in lungo ed in largo, finché non è arrivato prima un contratto a progetto a Bari come ricercatore, poi un incarico a tempo determinato come dirigente biologo ed infine la tanto attesa firma su un contratto che metteva finalmente definitivamente fine al lungo precariato.”

Di cosa ti occupi?
Sono una Biologa che esegue esami di biologia molecolare in ambito oncologico. Servono per la caratterizzazione diagnostica delle neoplasie maligne, tumori solidi ed ematologici, e per poter scegliere di conseguenza la terapia migliore per ogni paziente. E’ un campo in continuo sviluppo, perché per fortuna la medicina fa grossi passi in avanti in questo senso. Mi piace l’idea di poter essere utile, nel mio piccolo, a chi sta affrontando questo tipo di malattia, di far parte di un’equipe di professionisti che prendono in cura il paziente. L’idea di essere sempre aggiornati, al passo con i tempi, e di introdurre indagini diagnostiche innovative, in linea con le nuove “target therapy”, rappresenta uno degli stimoli principali del mio lavoro.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
Sicuramente il clima ed il mare, perché queste due cose proprio a Modena non c’erano. Non ci si abitua mai al cielo grigio che a volte dura intere settimane, ed invece quando compare un raggio di sole in un cielo limpido è inevitabile pensare: “questa è proprio la giornata ideale per un giro a mare”… ma il tuo mare non c’è. E poi la famiglia, l’idea che i tuoi genitori diventando grandi possano aver bisogno di te… di non esserci. A Modena comunque ho trascorso anni bellissimi, quelli universitari, con la mia “seconda famiglia”, quella delle coinquiline, degli amici, che sono poi quasi tutti del sud, venuti, come me, a studiare al nord. Ed anche i pochi amici modenesi, quelli doc, scopri che amano il sud, che vengono in vacanza lì, dalle tue parti, per cui hai la certezza che continuerai a vederli, anche se meno, perché ciò che ha fatto parte di te non puoi dimenticarlo per sempre.”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
Penso, ed ho sempre pensato, che bisogna “partire per poi ritornare”. Solo così si può apprezzare realmente da dove si viene, le proprie radici, e nel frattempo si percorre un viaggio, che fa parte della vita, fondamentale sia per la propria crescita umana che per quella professionale.”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
E’ importante che chi torna non si senta solo, spaesato. Si possono creare opportunità di incontro e di condivisione tra chi torna, chi è già tornato, chi vuole farlo ed ha paura di farlo. A volte anche solo il parlarne aiuta.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Creare eventi sul territorio per permettere di conoscere sempre più l’esistenza di questa realtà. Creare motivi di incontro, per far capire che il ritorno è possibile, per essere d’aiuto a chi pensa di volerlo fare o deve scegliere se farlo.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Ringrazio Marianna, conosciuta come moderatrice alla presentazione del libro di un amico comune a Nardò, che mi ha permesso di conoscere l’esistenza di questa realtà. Siccome mi sono subito riconosciuta, come promesso, appena tutto si è concretizzato ho mantenuto la parola di scrivere, perciò eccomi qui… perché spero che possa essere realmente d’aiuto, perché io come voi credo nel sud e credo che il ritorno al sud sia possibile, perché il “Sud è molto più del semplice sud.”

Bentornati al Sud

Francesco Sisto – il pirata che vuole riportare uno “Squalo” in mare

Francesco Sisto, Architetto. Lascia Taranto, a 19 anni, per studiare e lavorare a Milano e a Roma. Torna a 32 anni a Taranto.

IMG_4953

Per quale motivo sei tornato al Sud?
“Avviare un progetto sperimentale di recupero barche in legno.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“Esperienze, punti di vista, orizzonti, fatica, dolori e a volte frustrazioni, amori e amicizie… studio, nottate, ubriacate, ricordi esaltanti, estati interminabili nella calura asfissiante di Roma.

Bagni nella fontana di Trevi, Campioni del Mondo, biciclette e colli, primavere e scale, Valle Giulia, Autocad, esaurimenti nervosi e colleghi esauriti, La Piazzetta di San Lorenzo e il Pigneto, il mare dello Zion e le bestemmie e le maledizioni quando non potevo tornare al Mio di mare, fresco e trasparente, per un maledetto esame o per una consegna che faceva bruciare gli occhi e consumare le unghie.

Ma sopratutto tanta competenza, formazione e fortificazione… professionale, caratteriale e umana. Il servizio, per circa quattro anni, con i senza fissa dimora e i diversamente abili, lo scoutismo e i primi impegni politici (illusori) in Università e nel CUS che mi hanno scottato, parecchio, ma lasciato una consapevolezza che mi ha insegnato ad alzare sempre lo sguardo, a cercare di spingere il pensiero più in là dell’orizzonte e dei limiti che i miei occhi percepivano.

Ho imparato ad aprirmi alle possibilità e a non avvolgermi mai attorno alle mie presunte certezze, alla culturai o ai titoli di studio. Ho imparato ad avere una fame insaziabile di scoperta per partire sempre dalla curiosa voglia di apprendere e di approfondire che mi ha spinto, incosciente, solo e ignaro di tutto, a prendere un treno e lasciare il posto che chiamavo casa.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Entrambi. Al di là delle oggettive difficoltà e storture endemiche della nostra terra, con tenacia, sto provando a mettere in piedi un progetto ambizioso e unico dal nulla, senza nessuna certezza o aiuto esterno se non quello di aver vinto un piccolo bando europeo per avviare questo esperimento tecnico e sociale con cui provare a contribuire a dare nuove chance alla mia città.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“La difficoltà principale è la chiusura mentale di chi rimane e di chi si accomoda in questa dolce latenza “del deserto”.

La presunzione di avere la soluzione pronta e sperimentata per ogni cosa, l’indolenza di non mettersi mai in gioco per provare a superarsi, per provare a rischiare davvero qualcosa di se stessi e delle proprie presunte certezze.

E’ molto molto difficile superare tutto questo, sopratutto per chi ritorna carico di voglia di fare e di esperienze a contatto con vite e modi di fare così diversi e per certi versi molto più veloci di quelli ritrovati.

Consigli non ne ho. Sperimento anche io, giorno dopo giorno, il modo migliore e più indolore di affrontare e superare questo muro di gomma che spesso si frappone e avvilisce la voglia di fare e di far cambiare la prospettiva. Forse solo un consiglio mi sento di dare: diventare testardi e caparbi, cercare di non voltare la testa o distogliere lo sguardo ad ogni sussurro o dubbio o incertezza che arriva alle orecchie… sbagliare sempre, sbagliare ogni volta, sbagliare meglio di prima.”

Di cosa ti occupi?
“Sono un Architetto con un Master in “Progettazione di Impianti Sportivi e grandi infrastrutture” che ha aperto un’Officina (un laboratorio sociale per l’apprendimento del mare attraverso le tecniche lavorative della tradizione marinara) di restauro per il recupero di vecchie barche a vela in legno: Officina Maremosso e che nel suo futuro vede distese di alberi di ulivo e vigne da coltivare vicino al mare.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“Mi mancava il mare… di giorno, di notte, nelle giornate di lavoro a sudare davanti ad uno schermo o nelle sere fresche a bere una birra in piazzetta con gli amici. Mi mancava sempre, ogni attimo, e se dovessi per qualche ragione ripartire, sarà l’unica e vera cosa che mi mancherà… sempre!”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Credo che per noi “Sudisti” la tenacia e l’essere fuori dagli schemi sia conditio sine qua non per ogni cosa: sia che si decida di tornare, di restare o di partire… che si decida di cancellare le proprie origini o che ci si faccia mandare “il pacco da giù” ogni mese.”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Sì.  Conoscersi, fare rete e scambiarsi le esperienze. Un modo necessario per dare valore aggiunto al lavoro di tutti in generale e nel particolare delle attività quotidiane. Attenzione però a non cadere nell’illusione di autoproclamarsi in detentori delle “buone pratiche” (termine di memoria “vendoliana” che sto cominciando a non tollerare più).

Cosa può fare la rete BaS?
“Raccontare, raccontare e ancora raccontare… il bello ma anche i fallimenti di chi decide di tornare ma si accorge che non era la strada giusta o la migliore per il proprio percorso personale di vita.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
E’ bello ogni tanto trovare una realtà che infonda un po’ di coraggio in chi decide, spesso assalito da ogni tipo di dubbio, di fare questo salto nel buio e risalire testardamente la corrente quando voci, giudizi e consigli tentano ogni giorno e momento di dissuaderti.”

Bentornati al Sud

Pasquale Dedda – cibo e moda color Zafferano.

Pasquale Dedda, Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari. A 27 anni lascia Carapelle (FG)  per andare a lavorare a Cremona. Torna dopo un anno nella sua città natale.

Pasquale Dedda

Per quale motivo sei tornato al Sud?
“Perchè mi mancavano gli odori, i colori e i sapori della mia terra e sapevo che “tornare” sarebbe stato il mio futuro. Inoltre, la ricerca disperata di un lavoro aveva dato risultati infruttuosi, decisi che era ora di prendere una decisione definitiva: tornare alle origini!”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“La valigia del ritorno, paradossalmente, è piena come quella della partenza. Nonostante tutto, mentre andavo via, in me, era sempre viva la voglia di ritornare e darmi una possibilità nella mia terra natia. Ero certo del diamante grezzo che stavo lasciando, la mia Puglia, e che alla fine sarei ritornato per farlo splendere.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Il ritorno è stato positivo, perchè sono riuscito a realizzarmi nel lavoro, dando vita e concretezza ai progetti per i quali avevo studiato e lavorato duramente. Nello stesso tempo non ho dovuto rinunciare agli affetti a me più cari, vivendo a pieno tutte le meraviglie e le atmosfere uniche che la vita del Sud ci riserva.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“Le difficoltà del rientro sono rappresentate unicamente nella consapevolezza che la tornare non è semplice, a causa dei molteplici ostacoli che si devono superare e che contraddistinguono il “vivere” al Sud: mentalità schive alle innovazioni e ai cambiamenti; la non accettazione ad uscire dagli schemi (non avere quell’ambizione del posto fisso, ad esempio) ecc ecc… Cerchiamo di rompere questi muri di cartone. Io ho pensato che l’America non doveva essere cercata altrove, perchè l’America é qui. Il mio consiglio è quello di credere in quello che si fa e non aver paura di rischiare, il mondo è di chi ha voglia di prenderselo, costi quel che costi!

Di cosa ti occupi?
“Oggi sono a capo di Cuor di Zafferano, coltiviamo zafferano a Carapelle (FG), nella zona della Daunia, sui terreni che sono in possesso della mia famiglia da tre generazioni. Il nostro zafferano viene venduto in tutta Italia, inoltre è nata anche una particolare linea di biscotti e un fantastico dessert allo zafferano variegato all’amarena. La nostra è una visione di azienda a 360°, oltre al food abbiamo voluto pensare anche al fashion, così è nata, in collaborazione con il sarto Angelo Inglese di Ginosa (TA), in Puglia, la cravatta tinta naturalmente con il nostro zafferano, un capo 100% natural, dotato di codice di tracciabilità come negli alimenti.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
Il SOLE! Quando sono tornato i miei occhi hanno subito un cambiamento, sono tornati a vedere il mondo a colori, prima vedevo tutto in scala di grigi. 🙂 “

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Sì. Serve per dare prova che c’è molta gente che “ce l’ha fatta”, di conseguenza è una motivazione in più per far bene nella propria terra. Potrebbe essere anche un’ottima piattaforma di unione di menti e di idee per dar vita a nuove collaborazioni.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Fare rete, raccontare storie, mettere in comunicazione i giovani e le aziende del Sud, cercando di creare delle valide opportunità, cercare di aiutare a far divenire realtà idee e progetti concreti.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Ho sentito parlare di voi in radio alle 7:00 del mattino, subito sono stato affascinato da questo fantastico progetto. Quindi ho pensato di far conoscere anche la mia storia, per testimoniare che i Sogni possono divenire realtà, basta crederci ed essere perseveranti in ciò che si fa, mai arrendersi!

Bentornati al Sud

Rosanna Petruzzi

Rosanna Petruzzi, Laurea in Economia e Commercio. A 25 anni lascia Conversano (BA) per frequentare un corso a Bolzano. Successivamente si trasferisce a Roma per lavoro.  Torna a 33 anni nella sua città natale.

foto profilo bk

Per quale motivo sei tornata al Sud?
“Per realizzare il sogno di mettere a posto la casa di campagna e aprire un bed and breakfast.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“Una nuova forma mentis, più aperta e orientata al risultato, che mi ha aiutato nel concretizzare gli obiettivi e che mi aiuta nella gestione attiva del mio lavoro.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Positivo. Per lo stile di vita più tranquillo, per la possibilità di vivere più da vicino la famiglia e gli amici.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“La mancanza di servizi adeguati, la cattiva gestione della cosa pubblica, la mentalità più ristretta del paese. La Puglia sta crescendo tantissimo dal punto di vista turistico, ma c’è ancora tanto da fare. Dovremmo capire che la cura del territorio è importante se vogliamo continuare sulla strada dell’accoglienza e del turismo.”

Di cosa ti occupi?
“Sono riuscita nel mio progetto, vivo in campagna e gestisco un bed & breakfast nella casa in cui vivo con mio marito e il nostro piccolo Paolo: B&B Quattrolinari.

Mi piace camminare in campagna, ci vado con i mie due cani, coltivare l’orto, cucinare cibi sani in compagnia di mio figlio.”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Io ho cambiato totalmente stile di vita, dai ritmi incalzanti della città e della vita da ufficio, mi occupavo di controllo di gestione in una grande azienda, sono passata alla vita in campagna a gestire una nuova attività prevalentemente stagionale, qual è quella di un B&B. All’inizio non è stato facile, ma col tempo ho capito che è stata la scelta giusta per me!”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“Mi mancavano i colori e gli odori della mia terra, mi mancherà un po’ il caos di Roma! 🙂 “

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Sì. Sapere che altri hanno fatto la stessa scelta di vita, cioè quella di tornare nella propria terra, può essere stimolante e rassicurante al tempo stesso.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Vivere fuori ti va vedere, al ritorno, la tua terra con occhi diversi, e magari dal confronto con chi ha vissuto questa stessa esperienza, possono nascere idee costruttive.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
Credo che un’esperienza di studio o lavoro fuori casa sia necessaria per crescere e migliorare se stessi.

Bentornati al Sud

Maria Grazia Carriero

Maria Grazia Carriero, Diploma accademico di secondo livello in Arti Visive e discipline per lo spettacolo, sezione pittura. A 18 anni lascia Palagiano (TA) per studiare a Roma. Dopo aver lavorato a Modena, a 34 anni, torna nella sua città natale.

Maria Grazia 1

Per quale motivo sei tornata al Sud?
“Per amore del mio compagno e per amore della mia terra.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“La valigia del ritorno è piena di incertezze, di speranze, di progetti che bollono in pentola e di tante piccole gioie quotidiane. Ci sono cose che mi scaldano il cuore e che mi fanno stare bene, per esempio: il tintinnio delle posate che riecheggia nei vicoli e nelle strade durante l’ora di pranzo, i profumi del cibo che proviene dalle finestre aperte, la visione di un anziano pastore pluriottantenne che attraversa il paese con il suo piccolo gregge di capre per raggiungere la campagna; ma soprattutto, l’estensione visiva che i miei occhi godono di fronte al paesaggio che si apre a 180 gradi davanti la mia finestra e che in qualche modo, ha guarito quel senso di soffocamento e di oppressione che ho vissuto a Roma. Guardare finalmente il cielo in tutta la sua ampiezza senza barriere architettoniche – seppur molto belle come quelle di Roma o Modena – non ha prezzo; per una come me, che ha trascorso la sua infanzia in campagna.

Sul mio profilo instagram ho pubblicato centinaia di cieli immensi, ad un certo punto ho pensato che William Turner si fosse impossessato di me! 🙂 “

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Positivo. La decisione di ritornare è stata una decisione ponderata e non facile, negli ultimi anni ho vissuto per lavoro a Modena, rientrare mi ha dato la possibilità di dedicarmi ai miei sogni.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“La difficoltà al rientro, è legata principalmente al lavoro (sono un’insegnante precaria) pertanto mi sono dedicata con maggior intensità ai miei progetti artistici.”

Di cosa ti occupi?
“Il mio principale lavoro è quello di insegnante, insegno al Liceo Artistico “Discipline grafiche pittoriche e scenografiche.” Il mio secondo lavoro – anche se in realtà non può essere classificato come secondo perché occupa gran parte del mio essere 24/24 h– è quello di essere un’artista. Adoro viaggiare, spostarmi in continuazione, conoscere gente nuova, condividere idee, emozioni e creare, progettare, leggere, studiare e ascoltare musica.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà?
“Ogni luogo è una fonte inesauribile di opportunità di crescita e di arricchimento, l’aver vissuto lontana dalla mia terra per molti anni, mi ha dato la possibilità di osservare il Sud con occhi diversi, con uno sguardo critico; dandomi la possibilità di scoprire cosa avrei potuto valorizzare e cosa avrei potuto migliorare nel mio piccolo. Nasce così già dal lontano 2004 attraverso la tesi di laurea in antropologia culturale, l’interesse verso la storia del Sud, verso la questione meridionale, verso la civiltà contadina ed in particolare sulle credenze e gli aspetti magici. Studi ed interessi che si sono riversati nel corso degli anni nella mia produzione artistica, fatta di video, installazioni, fotografie ed in ultimo un libro “Arte e ricerca etnografica. Il laùru: i luoghi, gli incontri, le testimonianze.”

Ho iniziato a lavorare su ciò che poi sarebbe diventato il libro appena citato, proprio quando mi trasferii al Sud, quando tornando in paese, vinsi la selezione ad una residenza artistica.

La cosa che più mi mancava era il contatto con l’altro, la facilità di creare relazioni, di stabilire empatie immediate, l’accoglienza, la fiducia. Quando ho iniziato a raccogliere le video interviste per scrivere il libro, la gente mi faceva entrare in casa, mi raccontava storie anche molto intime. In fondo ero una sconosciuta. Non sempre riuscivo ad usufruire di un “gancio,” di un intermediario che facesse da ponte tra me e l’altro. un’esperienza che mi ha lasciato un gran senso di umanità. Mi ha arricchita moltissimo.”

 

 

 

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
Il libro è uscito ad aprile, edito da Progedit, “Arte e Ricerca etnografica. Il laùru: i luoghi, gli incontri, le testimonianze“. Si tratta di un lavoro che mette insieme queste due discipline che amo profondamente: l’arte e l’antropologia. Il libro è la parte conclusiva di un diario di viaggio che nasce inizialmente come un’opera video dal titolo:”Parole a Sud.” Successivamente, ho pensato di trascrivere le videointerviste ed approndire la tematica per maggiore completezza. Un lavoro che ho iniziato nel 2014, proprio quando decisi di tornare al Sud. Avevo a portata di mano un territorio che mi avrebbe dato la possibilità di approfondire direttamente sul campo aspetti legati alle credenze popolari e dar voce alla gente che avrei incontrato in questo lungo viaggio in lungo e in largo per la Puglia e non solo.

Una figura particolarmente emblematica pervade alcuni luoghi ed è il soggetto principale di antichi racconti: Il laùru (nome attribuitogli in area tarantina) e noto sotto altri nomi a seconda dell’area geografica e del relativo dialetto. Si narra di oggetti che inspiegabilmente cadono al suolo durante la notte, sensazione di soffocamento, lividi sul corpo, crine di cavallo intrecciato, donne o bambine con ciocche di capelli tagliate…L’indagine prende forma attraverso la trascrizione di 38 videointerviste, svolte in diversi comuni specie pugliesi.

Questa pubblicazione nasce soprattutto grazie al fatto di essere tornata al Sud.”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Sì. Attraverso la condivisione delle esperienze.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Potrebbe ambire ad uno spazio televisivo.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Grazie per aver creato BaS, perché mi accorgo attraverso la pubblicazione delle varie storie che non sono la sola ad aver fatto questa bella scelta folle!”

Bentornati al Sud

Carmine Tortorella

Carmine Tortorella, Fashion Designer. A 21 anni lascia Minervino Murge (BAT) per  lavorare a Milano. A 27 anni rientra nel suo paese d’origine.

Carmine1

Per quale motivo sei tornato al Sud?
“Sono rientrato al Sud perchè mi sentivo umiliato da un meccanismo subdolo che offusca la vera identità del sistema Italiano… ovvero che le più importanti multinazionali del nord e non solo, anche imprese più piccole, siano capitanate da menti meridionali emigrate, con dipendenti e collaboratori meridionali…. praticamente il nord eccelle grazie alle mani, al sudore, all’ingegnio e alla forza di chi ha lasciato il SUD.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“E’ piena di risposte, di mezzi forti e comparati per poter intraprendere un nuovo percorso innovativo nella mia terra, ora nel mirino del mondo intero, una terra “dall’oro colato” che ho imparato a riconoscere e valorizzare standoci lontano.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Positivo. Innanzitutto dopo anni di spostamenti e infiniti sacrifici, posso parlare di benessere. Trovo che la vita al Sud, nelle sue province specialmente, sia diventata incredibilmente raffinata ma te ne accorgi solo se sei stato fuori.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“Non esistono difficoltà, è importante dimostrare di essere CREDIBILI in quello che si fa, facendo notare che chi torna ha nettamente una marcia in più e sono le uniche persone, secondo me, in grado nel loro piccolo di poter cambiare il territorio.”

Di cosa ti occupi?
“Il mio hobby e la mia passione sin da bambino sono diventati il mio lavoro. Mi occupo di moda, non nel senso evocativo della parola ma produttivo nella pratica. Sono un couturriere… progetto e realizzo abiti di alta moda, soprattutto abiti da sposa.

A breve aprirò il mio atelier: Tortorella Atelier Studio che ho deciso di realizzare nel mio bellissimo paese dal borgo incantevole MINERVINO MURGE.”

 

 

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“L’ossigeno… quello puro della mia terra che ti rende lucido in tutto quello che fai e che provi, i sapori, la famiglia… tutto… mi mancava me stesso!”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Sì. Le testimonianze sono molto importanti… aiutano a far chiarezza sulla decisione da prendere.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Bisogna far scoprire a tutti che ci sono tantissimi giovani che rientrano in patria con tanto talento da poter utilizzare al meglio per rilanciare il Sud.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
ANDARE PER IMPARARE…..TORNARE PER ESSERE!”

Bentornati al Sud

Piergiuseppe Esercizio

“Esperienza”, “vita sociale”, “progetti” e “famiglia” sono dei concetti che ritornano costantemente, se non nelle loro parole nero su bianco, sempre nelle conversazioni che abbiamo, de visu o sul web, con i ragazzi che decidono di affidarci le proprie storie.

Ogni volta si genera una magica alchimia per cui qualcuno, su invito o spontaneamente, decide di parlarci un po’ di sé, dei propri perché e dei propri come, del proprio ritorno o del proprio arrivo al Sud, e per magia riaffiorano, quando scorriamo le righe che ci hanno regalato o ascoltiamo le parole che ci consegnano, quelle parole che ci riportano sempre alla stessa incontrovertibile realtà: “nessun uomo è un’isola“, come scriveva John Donne.

Ecco un altro dei motivi per i quali spesso il Sud “vince” sul Nord, perché oltre alla sua rinascita, oltre al suo potenziamento, oltre al suo fascino, nei bilanci dei Bentornati il Sud rappresenta le radici. E le radici umane sanno crescere forti, in infanzia e giovinezza, e assorbire il nutrimento dalla terra, ed il terreno per propria natura non può traslocare. Ecco perché chi nasce al Sud, a volte, non riesce a ritrovare altrove lo stesso “nutrimento”, anche quando quell’ altrove gli ha offerto più di ciò che sperava.

La storia di oggi è quella raccontata dalle parole di Piergiuseppe Esercizio, classe 1975, da Bari a Modena e ritorno.

Piergiuseppe Esercizio

La crisi economica e del lavoro non ha scalfito gli ambienti ipertecnologici dell’informatica, anzi: si pensi alle statistiche di luglio 2017, quando la percentuale di impiego dei laureati in tale ambito si attestava al 96% dei laureati. Un boom che ha permesso a Piergiuseppe di cercare di tornare a casa, mantenendo intatto il proprio profilo professionale.

Gli chiediamo, come sempre facciamo, quali siano state le difficoltà del rientro, e ci dice: “La difficoltà principale è stata trovare un progetto in cui credere, per questo ho cercato sempre attraverso i tanti canali che internet mette a disposizione“. “Progetto”, si diceva: l’importanza di sapere che se si torna non si dovranno accantonare tutte le aspettative di crescita e coerenza che si erano coltivate da quando ci si era iscritti all’università o si era iniziata una carriera.

Piergiuseppe è andato via proprio per lavoro, a Modena, città esempio di architettura industriale che ne segna inequivocabilmente l’identità e i tratti, ed è andato via, diversamente da molti altri che al Nord si trasferiscono per studiare, quando aveva 31 anni. Per poi lasciarla all’età di 42.

Lasciate che ve lo dica una che è andata via tante volte e da tante città: questa è una storia diversa. Andar via da un posto a 18 anni, quando hai solo voglia di lasciar casa e imparare ad autogestirti ( e magari riuscirci poco), è un conto. Poi conoscere nuovi amici, nuovi luoghi, e magari rientrare a casa solo per le vacanze e guardarla con nostalgia. Ma a 30 anni il luogo in cui vivi è Casa, molto di più, molto più intensamente, quindi lasciarlo è più impegnativo ancora. Poi – parla sempre quella che ha lasciato tante città – una volta che ti sei ri-radicato in un nuovo posto, quando hai il tuo giro, il tuo pub preferito, la tua lavanderia di fiducia, riprendere tutto e andare via ancora una volta non è, semplicemente, difficile: è coraggioso, temerario.

Lo fai per un motivo valido. Dice Piergiuseppe che è tornato “per portare la (propria) esperienza nelle aziende meridionali”. “Esperienza”, l’ho scritta per prima, questa parola. Perché è così che succede: ti viene un dubbio, quando sei fuori: “Ma perché queste cose che so fare devo farle qui, e non a casa mia?”

Non è un caso che Piergiuseppe ci dica che il suo bilancio del ritorno è positivo perché ha “realizzato il sogno di lavorare per il Sud”.

È un sogno comune fra i trapiantati. Poi bisogna trovare il progetto giusto, diceva Piergiuseppe qualche riga più su, e in questo è stata fondamentale l’esistenza di Bentornati al Sud: “Mi siete stati molto d’aiuto quando credevo di non trovare un’opportunità per tornare“. Perché la rete di Bentornati al Sud (cito testualmente) è utile “per reinserirsi anche socialmente, e per fare squadra, tornare dopo un’esperienza fuori apre la mente, avere a che fare con persone che hanno avuto un’esperienza di vita/lavorativa simile aiuta a diffondere quanto di positivo c’è fuori“.

La socializzazione intesa non solo come reinserimento nella vita sociale (sic), abbattendo il muro della paura del “ma c’è ancora qualcuno di simile a me, nel posto da cui sono andato via tanti anni fa?”, ma anche come condivisione delle informazioni e delle storie, che, condivise, contribuiscono alla narrazione del Sud del Possibile.

Ma cosa è mancato, e cosa mancherà a Piergiuseppe, protagonista di questa storia un po’ diversa, che ha avuto il coraggio e la fortuna di tornare al Sud e riuscire a realizzare se stesso? La famiglia. La famiglia d’origine, di cui sentiva la mancanza quando era a Modena, che è stata uno dei propulsori della sua scelta di rientrare, e la famiglia acquisita, quella modenese, quella adottiva, che lo ha accolto nel suo periodo settentrionale, le tante persone che ha “trovato e lasciato” e che gli hanno sempre mostrato affetto e rispetto indiscutibili.

Perché “nessun uomo è un’isola”, e quindi a Piergiuseppe va il nostro “bentornato” nell’arcipelago-Sud.

Roberta Iacovelli

Maurizio Di Pinto

Maurizio Di Pinto, Laurea in Comunicazione d’impresa. Lascia Bisceglie (BAT) a 19 anni per studiare a Roma. Torna a 30 anni nella sua città natale.

MaurizioDiPinto

Per quale motivo sei tornato al Sud?
“Sono andato via dal Sud a 19 anni con tanto entusiasmo e tanta voglia di crescere. Sin da allora, però, il mio obiettivo ultimo è sempre stato quello di tornare e dare vita ad un mio progetto. Ho trascorso a Roma gli anni più importanti della mia vita, quelli della crescita culturale e personale. Ho amato la città e tutte le opportunità che mi ha dato. Roma è una città stupenda ma molto complessa e, se non riesci ad integrarti nei meccanismi, può anche essere molto molto faticosa. Se impari a viverla, però, ti permette di prendere tanto e, in pochi anni, ti crea un bagaglio che in altre città non basterebbe una vita intera. Nonostante tutto, non ho mai pensato di trascorrerci tutta la vita e ho sempre avuto la consapevolezza di tornare alla prima occasione utile. Questa occasione si è presentata a 29 anni e, anche se in quel momento la mia vita a Roma era soddisfacente, ho deciso di approfittare perchè, andando avanti con gli anni, sarebbe stato sempre più difficile cambiare città. Nel 2009, quindi, un’amica pugliese mi ha prospettato un lavoro per cui serviva una figura professionale come la mia e, in 15 giorni, mi sono dimesso dall’azienda per cui lavoravo e sono tornato nel mio paese natale, a Bisceglie.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“La mia valigia di ritorno è piena di tanti progetti e speranze. Sono trascorsi circa 7 anni da quando vivo stabilmente al Sud e devo dire che ho avuto la fortuna di realizzare alcuni progetti. Ne restano comunque ancora molti, motivo per essere sempre dinamici e in continuo movimento. Vivendo al Sud si apprezzano tante cose positive, tante comodità in più rispetto alle grandi città. Tuttavia la cosa che temo di più è l’appiattimento, tipico di tante realtà: l’accontentarsi di quella apparente situazione di calma e stabilità. La mia, quindi, non è stata solo una valigia da portare giù e svuotare. Ho sempre la valigia a portata di mano perchè, per quanto possibile, ho la necessità di andare fuori, riempirla e tornare a svuotarla costantemente.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Positivo. Il mio ritorno non è stato semplice all’inizio, credo non lo sia mai per nessuno, ma sicuramente molto positivo. Al Sud ho avuto la possibilità di realizzare dei progetti in prima persona che, in città più grandi, difficilmente avrei potuto affrontare in maniera autonoma. Dare vita a progetti di imprenditoria individuale è molto difficile se vivi in una città metropolitana perchè hai bisogno di molte più risorse. Al Sud, da questo punto di vista, invece, ritengo ci sia una maggiore semplicità, anche se poi ci si confronta con una realtà non pronta a certe prospettive e, quindi, per sopravvivere e andare avanti non bisogna mai smettere di fare “cultura”. Oggi sono soddisfatto perchè porto avanti il mio progetto lavorativo e riesco a vivere tutti gli aspetti positivi che il Sud offre. Ritengo che, avendo la fortuna di svolgere un lavoro gratificante, la qualità della vita al Sud, sotto diversi aspetti, sia decisamente migliore rispetto a tante altre realtà più grandi.

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“La cosa più difficile, al rientro, è stata il riabituarsi alla quotidianità. Quando stai via tanti anni, anche se torni nel tuo paese e quindi “casa tua”, in realtà, stai comunque andando in un posto nuovo. Dieci anni sono tanti, il paese non è più lo stesso, gli amici non sono più quelli  lasciati quando avevi 19 anni. In dieci anni cambiano molte cose, cambiano le persone e soprattutto cambiamo noi. All’inizio mi sentivo molto diverso dalle persone che erano sempre rimaste al Sud. Ho vissuto un primo momento di profonda frustrazione. Mi sentivo uno sconosciuto in casa. Ero passato da giornate intense, piene di attività frenetiche, quelle che vivevo a Roma, a giornate in cui oltre il lavoro non avevo altro da fare. Il telefono non squillava per una partita di calcetto o per andare al cinema e quando squillava erano amici di Roma che magari non erano a conoscenza del mio trasferimento. La cosa importante, a quel punto, è stata non abbattersi e riprendere pian piano la quotidianità, ricominciare a farsi una nuova cerchia di amici, cercare nuovi interessi e situazioni in cui esprimere le proprie passioni. Il mio consiglio è di avere pazienza e ricominciare tassello su tassello a ricrearsi la vita che si desidera.”

Di cosa ti occupi?
“Da 4 anni ho aperto un’agenzia di organizzazione di eventi: Vision Management. Mi occupo principalmente di eventi aziendali e ho la fortuna di lavorare in maniera continuativa con importanti clienti del Nord. Offro tutti i servizi legati agli eventi e mi sono focalizzato proprio sul Sud. Ho creato una struttura efficiente, ben organizzata, che va dalla semplice fornitura di hostess e promoter alla completa organizzazione di un evento complesso e strutturato. Ho messo su una proposta di servizi seria, concreta e affidabile e ho trovato il mio mercato di riferimento. Sono molto spesso fuori ma, nel tempo che trascorro al Sud, ho la possibilità di dedicarmi alle mie passioni come il calcio, gli spettacoli e le iniziative culturali. Nonostante i nostri ritmi siano decisamente più calmi rispetto al Nord, ho sempre troppo poco tempo per curare i tanti progetti in cantiere. Ho sempre una grande passione per le nuove sfide, le nuove avventure lavorative e i nuovi progetti. E’ nella nascita e nella crescita dei progetti che trovo i miei stimoli.”

LogoVM

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“Innanzitutto la famiglia. Per quanto dire questa cosa mi faccia sentire “terrone”, nel senso buono del termine ovviamente, non posso fare a meno di considerarla tra le cause principali del mio rientro. Quando vivevo a Roma, città in cui stavo benissimo, sono successi due episodi che hanno contribuito a far suonare un campanellino. Ho fatto un piccolo incidente e sono rimasto col braccio immobilizzato per un pò di giorni. In quel momento ho avvertito un senso di solitudine, nonostante l’affetto e la collaborazione di tanti amici che mi aiutavano persino a lavarmi. Dopo un po’, invece, hanno operato mio padre (un piccolo intervento) e, per quanto consapevole che figli e genitori debbano fare la propria vita, ho avuto il timore di perdermi qualcosa e di essere assente in alcuni momenti importanti. Roma mi resterà sempre nel cuore però. I suoi luoghi, i posti vissuti, le mille esperienze, gli amici, l’odio per il caos giornaliero e l’emozione che procura quando fai un giro di sera. Mi manca la grande offerta culturale, i tanti spettacoli e i teatri che puoi vivere giornalmente e, per un appassionato di spettacoli, vi assicuro che è una grande rinuncia. Queste sensazioni rimarranno sempre nel cuore e non sarà possibile dimenticarle. Il giorno prima di trasferirmi al Sud, ho trascorso tutta la notte girando in scooter e ripercorrendo tutti i luoghi significativi in cui ero stato nei dieci anni romani: dalla prima casa, all’Università, ai posti preferiti, alle piazze e alle periferie che ho avuto la fortuna di conoscere.”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Scherzando dico sempre che, andare via di casa per dieci anni, è stata contemporaneamente la cosa migliore e la peggiore che potessi fare. Quando vivi più realtà, di fatto, ovunque sei ti mancherà qualcosa. In realtà, oggi, non andrei più via dal Sud anche perchè sto realizzando un progetto importante anche nella vita privata.”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Credo creando opportunità di incontro, anche se so che si sta facendo, tra tutti i “rimpatriati” e condividere le esperienze che sicuramente si sono apprese stando fuori. In questi ultimi mesi ho scoperto tanti giovani pugliesi, in molti casi tornati a casa, con competenze di altissimo livello. Siamo sempre pochi rispetto alla totalità della popolazione ma facendo un bel lavoro di divulgazione credo si possa dare un grande contributo alla nostra terra.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Creare appuntamenti fissi, in forma di associazionismo, magari mensili, con punti da discutere ed esperienze da condividere, fino ad arrivare ad organizzare eventi regionali di grossa portata. Creando una rete di professionisti si potrebbe mettere su una struttura capace di offrire servizi, informazione e formazione nelle aree in cui si avverte una carenza.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Il mio è solo un ringraziamento per la passione e la costanza che, nonostante i mille impegni di ciascuno, riuscite a mettere in questo bellissimo progetto. Ho fatto tante esperienze e ho girato tanto l’Italia. Se il mio contributo potrà servire sono a disposizione.”

Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?
Giulietta Stasi.”

Bentornati al Sud

Prima pagina e articolo su La Stampa

Domenica 11 marzo 2018

Prima pagina de #LaStampa e un lungo articolo dedicato al fenomeno della “migrazione di ritorno” a Sud.

Le storie di ritorno amiamo raccontarle ma non possiamo nascondere la felicità nel poter descrivere a nostra volta il progetto #BentornatiAlSud.

 

 

Qui l’intervista, versione online, alla nostra fondatrice Marianna Pozzulo:
Il network dei migranti di ritorno: “Qui per cambiare la nostra terra”

“Il successo è costruire la vita a propria misura.”
Grazie personale alla giornalista Laura Anello per aver messo, nero su bianco, il significato profondo della nostra idea di ritorno al Sud.

Felici di aver condiviso questa intervista con gli Amici #BaS Antonio Caraviello, Vito Sanitate, Rossella Orsini e Barbara Rosanò a cui dedichiamo un abbraccio speciale.

Bentornati al Sud

Davide Guarini

Davide Guarini, Laurea in Ingegneria civile. Lascia Alessano (LE), a 18 anni, per studiare a Bologna. Dopo 12 anni decide di torna in Puglia, a Conversano (BA).

fotoGuariniPer quale motivo sei tornato al Sud?
“Per contribuire a rendere ancora più speciale la mia regione.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
Ricordi, esperienze e sogni.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
Positivo. Ritornare nel proprio territorio è un ritorno alle origini, riscoprire le tradizioni e la cultura con le quali sei cresciuto e che sono radicate dentro di te.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“Appena ho avuto la possibilità di tornare, con i giusti presupposti, non ci ho pensato molto. Sapevo di poter incontrare difficoltà dopo tanti anni fuori, a stretto contatto con culture completamente differenti (ho vissuto anche in Spagna e nel Regno Unito) ma sapevo che avrei ritrovato quello che dopo tanti anni avevo lasciato.”

Di cosa ti occupi?
“Mi occupo di efficienza energetica, un settore molto importante per il futuro. La nostra regione è innovativa da questo punto di vista e questo mi ha spinto ad un rientro rapido.

Nel tempo libero amo suonare, scrivere e leggere. Inoltre adoro camminare e perdermi nella natura, e questo mi mancava molto all’interno di una città.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Spero che possiate continuare a raccogliere esperienze di tante altre persone perché ciò significa che come me tanti altri sono ritornati nella loro terra.”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Supportare i “rientranti” nella ricerca di una casa, organizzare eventi in cui condividere le esperienze di ognuno e tentare di riproporre nel proprio territorio le idee viste fuori.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Dovrebbe cercare di creare una rete, dalla quale poi numerose idee verranno fuori.

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Credo che ognuno debba fare esperienze fuori dal proprio territorio. Solo conoscendo si può migliorare, non solo se stessi ma anche il posto in cui si vive.”

Bentornati al Sud