Ilaria Magagna, dal Veneto alla Puglia: un incontro un po’ danza e un po’ tarantella.

Ilaria Magagna

Ilaria donna, mamma e imprenditrice ha scelto di trasferirsi dal Veneto in Puglia circa quindici anni fa. E’ approdata ad Ostuni per un lavoro in ambito culturale. Da allora continua a trasformare la sua vita, i luoghi e le relazioni che ha scelto di abitare con un incontro che è “a volte una piacevole danza, altre una tarantella sfrenata che mi lascia senza fiato e con un po’ di vertigini”. Ci offre spunti di riflessione sul work-life balance e l’attenzione al bene comune come risorsa anche nei momenti di emergenza come quello che stiamo affrontando.

Da dove sei partita?  
Nata e cresciuta a Soave (VR), a 19 anni mi sono trasferita a Bologna per studiare.

Per quale motivo hai scelto il Sud?
Lavoro, sono approdata a Ostuni, al centro per le arti e il teatro La Luna nel Pozzo.

La valigia che hai portato con te è piena di…   
All’epoca era piena di “sogni, speranze, incertezze, curiosità”. Adesso è piena anche di “progetti, relazioni, opportunità”.

Di cosa ti occupi: lavoro, hobby, passioni?
Il mio lavoro è anche il mio hobby e la mia passione! Sono una facilitatrice e mi occupo di facilitare (rendere facile) le dinamiche di team, aiutare le persone a lavorare meglio insieme.
Dopo aver fondato e lavorato con Comunitazione (www.comunitazione.com)  sul tema della partecipazione e del community building ho deciso, insieme a Melania Bigi, di fondare TARA (www.tarafacilitazione.com ) che si occupa di accompagnare le imprese nei loro processi di trasformazione con un particolare focus sul teamwork, portando quindi la facilitazione e la partecipazione nel mondo aziendale.

Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi della scelta fatta?
Ho sempre pensato che il Sud è una terra vergine, uno spazio dove se hai voglia, ingegno e anche un pò di fortuna è possibile inventarti un lavoro. Al nord, soprattutto in ambito culturale e teatrale che era il mio ambito di partenza era già stato fatto, inventato e detto tutto. In qualche modo avrei dovuto percorrere una strada già tracciata. Qui in Puglia ho potuto invece costruirmi il mio spazio. Provare, sbagliare e riprovare costruendo le opportunità a misura per me. Quelli negativi sono la lontananza dalla famiglia (soprattutto quando decidi di fare due figli a poca distanza l’uno dall’altra:)) e la mancanza di odori, colori, sapori che fanno parte delle mie radici. Sul piano culturale, invece, a volte è difficile l’incontro tra la cultura e i valori che ho introiettato dentro di me frutto della mia terra d’origine e quelli che ho incontrato trasferendomi in Puglia. A volte questo incontro è una piacevole danza altre una tarantella sfrenata che mi lascia senza fiato e con un pò di vertigini.

La cosa che più ti mancherà della tua città precedente?
Le montagne, i colori dell’autunno, un certo approccio al lavoro e all’imprenditorialità.

Quali sono le differenze più importanti tra la tua città precedente e quella attuale al Sud? In positivo la centralità delle relazioni. In negativo l’attenzione al bene comune.

Alla luce dell’attuale momento storico legato all’emergenza COVID come consideri la tua scelta?
Non bene credo…..Sono mamma oltre che donna e imprenditrice e mi ha pesato tantissimo una mancanza di confronto pubblico e di attenzione a certi temi. Qui la famiglia tiene ma questa è un coltello a doppia lama: ci si dimentica, a volte, che non si può crescere solo in seno alla famiglia. C’è bisogno di un’apertura alla sfera collettiva delle scelte private e personali. Per me, tra l’altro, che sono “senza famiglia” è stata ancora più dura…La crisi ha portato molti a chiudersi dentro i legami familiari e a cercare lì, nel privato, ciò di cui avevano bisogno dimenticandosi che non per tutti questo è possibile. Un esempio? Nel paese dove sono nata, nonostante la zona rossa, non hanno mai chiuso i parchi pubblici. Qui, a Ceglie, si. In un momento difficile in cui le scuole erano chiuse e i bambini (ma anche le loro famiglie) soffrivano l’isolamento c’era uno spazio pubblico, reso sicuro, dove ci si poteva incontrare, dove ai bambini era data la possibilità di giocare all’aria aperta insieme ad altri bambini e alle famiglie di sentirsi meno sole.

Cosa può fare la rete BaS per chi si trasferisce al Sud?
All’inizio, la cosa più difficile, è stata orientarmi. Capire dove e come trovare risposte a molte questioni logistiche e organizzative. Qui ci si affida molto al passa parola e alle conoscenze che una persona ha. Cosa molto difficile per chi è arrivat* da poco.

Se hai dell’altro da condividere, anche un solo pensiero per BaS, questo spazio è tutto per te!
Era da un pò che aspettavo che qualcun* mi facesse queste domande! Grazie.

Bentornati al Sud

VENTO DI CAMBIAMENTO, VENTO DI POLITICA RI-GENERATIVA

Il gruppo Bentornati al Sud ha avuto il piacere di essere invitato, da due tornati al Sud, a ben due presentazioni del libro scritto da Guglielmo Minervini e pubblicato da Carocci Editore, dal titolo “La Politica Generativa. Pratiche di comunità nel laboratorio Puglia”.

Naturalmente, per noi è un onore essere coinvolti in tutti gli eventi che raccontano il cambiamento del Sud, un Sud che si propone e ripropone come innovatore, partecipe delle nuove tendenze sociali, propulsore di un motore del mutamento silenzioso ma costante, al quale assistiamo in Italia, e in altre zone d’Europa che, storicamente, hanno vissuto gli alti e bassi della fama, del successo e della fortuna.

Gli avvenimenti più recenti in Italia e in altre aree d’Europa ci insegnano che la moltitudine è stanca di osservare come il potere decisionale e di trend setting sia nelle mani di pochi, e privilegiati, individui, e che prende coscienza e consapevolezza della propria forma e del proprio colore, iniziando quindi a muoversi per la creazione di movimenti, eventi, azioni, pensieri che nascono dal basso (perifrasi che sta diventando, per ovvie ragioni, fil rouge delle riflessioni contenute in questo blog) e, attraverso l’aggregazione, si sviluppano e arrivano a farsi sentire, si scusi il gioco di parole, “in alto” e “tutt’intorno”, diremmo.

La politica generativa di cui racconta Minervini è un processo di restituzione, per cui le poche mani che hanno tenuto il potere e hanno guidato il corso economico, imprenditoriale, sociale, e tutto sommato politico, delle masse, rimettono inconsapevolmente tale potere nelle mani della moltitudine in aggregazione, che riunisce forze, competenze, esperienze passate, energie, si rigenera, e genera una nuova concezione e una nuova struttura per il Paese del futuro. La limitatezza delle risorse economiche e lavorative, in questo scenario, non abbatte le aspettative dei cittadini, o lo fa solo momentaneamente, diremmo, ma piuttosto li stimola alla ricerca di nuovi modi dell’esistere e del fare cittadinanza. E così la politica generativa agisce all’interno della società in un’ottica di comunanza di intenti e risorse, che attraverso lo scambio (metaforico o effettivo) riscrive il presente e programma una nuova idea di futuro.

La Puglia è un esempio eccellente di queste forme di gestione delle risorse, con i suoi bandi  (come Bollenti Spiriti, per citare la stessa esperienza contenuta all’interno del libro di Minervini), i suoi movimenti più e meno noti, una generazione di ritornati che sta mettendo a frutto le proprie competenze acquisite, al contempo mettendole al servizio di una serie di realtà socio-politiche che sono state per lungo tempo lasciate a se stesse, e ad iniziative di co-working, di solidarietà e di associazione che muovono passi notevoli verso la gestione e la promozione del territorio, della sua popolazione, e del potenziale di entrambi.

La fiducia nei cittadini, nelle loro opinioni, nelle loro maestranze, nel loro potenziale, nel contributo che possono dare nei luoghi delle decisioni e delle azioni, dev’essere il motore di tutte le politiche che la Politica ha intenzione di attuare, oggi e domani.

Un cambiamento radicale, di cui è necessario prendere coscienza in quanto già in atto, un cambiamento che nasce (sic!) dal basso, e si muove verso l’alto, e dall’alto deve essere apprezzato, riconosciuto, alimentato. L’esperienza di Bentornati al Sud di partecipazione, in ben due occasioni, alla presentazione del libro ai lettori, è stata di forte partecipazione, comunanza di intenti, calore energico, condivisione di una necessità di affermazione di questo cambiamento, all’aperto e al chiuso, con gli odori e i sapori del Sud, e nelle parole dei partecipanti.

Il focus è stato sulle esperienze locali, che avevamo in alcuni casi già raccontato sul nostro blog, e che manifestano una recuperata consapevolezza del valore delle radici meridionali, di un’area che offre e soffre, e attende di essere recuperata geograficamente e politicamente (intendendo politica come azione sul territorio), con le sue lingue, le tradizioni, le risorse naturali, che offrono un ventaglio di opzioni al servizio delle idee di chi resta, torna e arriva.

Il sottofondo di questi incontri è stato il rumore del vento, che ci ha fatto riflettere: un vento che, in Puglia, dove hanno avuto luogo i due incontri di presentazione del libro di Minervini, porta i rumori della sabbia delle spiagge, della terra delle campagne, gli odori del polline, delle vigne e degli uliveti, la freschezza del bagno fra due mari. Un vento forte come quello del cambiamento, che muove cose e pensieri, e che potrà, prima o poi, con la determinazione e l’impegno di chi dal vento viene accarezzato, travolgere e ridisegnare tutte le dune delle politiche attuali.

Roberta Iacovelli

Sabato 11 giugno, Borgagne (Lecce), presentazione organizzata da Antonella Corciulo del B&B La Torre nel Borgo – Salento e moderata da Alessandro Cannavale. Patrocinio del Comune di Melendugno. Parola chiave: #Fiducia

Giovedì, 16 giugno, Maruggio (Taranto), presentazione organizzata da Aldo Summa di PLAY YOUR PLACE – Il luogo in gioco e moderata da Danilo Chiego. Patrocinio del Comune di Maruggio. Parola chiave: #Condivisione

Il ricavato del libro, per volere dell’autore, è interamente devoluto all’ AIL – Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfomi e Mieloma Onlus

 

 

PAROLE DAL “BASSO”

Da Nord a Sud, l’Italia ha bisogno di sempre più voci che si facciano sentire, che promuovano le nuove istanze, ispirate dalla insoddisfazione e dalla indignazione che permeano la società italiana in sezioni trasversali: attraverso le generazioni, attraverso quel che resta delle “classi sociali” tradizionali, anche attraverso le differenti ideologie politiche.

Ha bisogno, l’Italia, di sempre più persone che si azzardino a pronunciare “la parola contraria”, come spiega Erri De Luca nel libro in cui racconta il proprio punto di vista sulla questione riguardo la libertà di parola che lo vede protagonista, per la quale il pubblico ministero ha chiesto due giorni fa la condanna dello scrittore a 8 mesi di reclusione.

E ha bisogno, l’Italia, di gente che sia in grado di manifestare, e questa volta non solo a parole, solidarietà con chi la parola contraria l’ha detta. L’Italia ha bisogno che ci si fermi a pensare a cosa la parola contraria voleva dirci, e a come lasciare che ci sproni a parlare di cosa non va.

Dal mio punto di vista, molto più geografico che ideologico, quella parola contraria è una necessità fisiologica. E’ fondamentale bisbigliare o urlare quello che non va, e che non si può accettare. Farlo in coro, in fila dietro a chi ha detto la prima parola contraria, o in schieramento a testuggine, non importa. Quel che conta è che ciò che non va, vecchio o nuovo che sia, va additato, analizzato, e sventrato. Con voce, pazienza e forza rispettivamente. E con partecipazione.

Dice Maria Luisa Mastrogiovanni, (ben)tornata al Sud, giornalista d’inchiesta e fondatrice del “Il Tacco d’Italia” nel suo blog personale: “non sono l’unica, non sarò l’ultima”. Lo racconta in un libro: “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che dà fastidio” insieme ai suoi colleghi giornalisti che come lei hanno svolto e svolgono il duro lavoro del giornalismo impegnato e super partes. Spiega che non c’è nulla di straordinario o eroico nel raccontare la verità, impegnandosi affinché i bachi nel sistema vengano a galla.

Dal mio geografico punto di vista in basso, è di questo che abbiamo bisogno, di ascoltare parole dal basso, parole dal Sud.

Oggi su Bentornati al Sud inauguriamo una nuova sezione in cui abbiamo intenzione di parlare con il resto del mondo virtuale di Sud, ritorni, ostacoli, privilegi, scelte, occasioni, rinunce, questioni, che riguardano i Bentornati, i Benvenuti e il loro Sud.

La inauguriamo dedicando questo primo post alle parole dal basso e alle voci che le pronunciano. Come Giancarlo Siani, giornalista impegnato nell’attività di denuncia delle collusioni illecite mafiose in Campania, ucciso nella stessa data di oggi, 30 anni fa, perché si ostinava ad “urlare con umiltà.”

Roberta Iacovelli