Mary Curatola

A volte le persone si incontrano per caso e, forse, più il caso ci mette lo zampino più trovi affinità. Tra le tante, il sentirsi spaesate a casa propria…
In Mary (tornata a Reggio Calabria, sua città natale, dopo 5 anni a Milano per motivi di studio) mi sono imbattuta per caso in uno di quei gruppi monotematici di Facebook, scoprirete che il web le ha dato anche altre opportunità!

MaryCuratola - Ph. Angela Currò

Ph. Angela Currò

Per quale motivo sei tornata al Sud?

“Era un periodo di stress e di piccoli problemi di salute. Il mio corpo mi ha chiesto di fermarmi, la casa a Milano era in vendita e quindi ho deciso di fermarmi per qualche mese.”

La tua valigia del ritorno è piena di…

“Di stanchezza e di stress, di bei ricordi, ma di voglia di andar via da una città che non ho mai sentito mia.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?

“Negativo. Dopo essere tornata a Reggio Calabria, ho dovuto ricreare i miei spazi, la mia routine, i miei (non) impegni. Prima ancora di raggiungere un obiettivo (es. Laurea) ho sempre saputo cosa avrei fatto il giorno dopo. Questa volta avevo deciso di fermarmi e dopo la laurea specialistica non avevo nuovi obiettivi e mi sentivo disorientata.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro? Cosa consiglieresti di fare per superarle?

Non tornare. Non fermarsi. Uscire, conoscere nuova gente, cercare spazi e momenti di “contaminazione”. Cercare online nuove opportunità. Così ho trovato due opportunità che mi hanno cambiato la vita: master in social media marketing e progetto “Eccellenze in Digitale” di Google e UnionCamere.”

Di cosa ti occupi?

“Hobby e passione: danza (hip hop). Lavoro: marketing digitale – social media marketing.”

Ci lasci un pensiero per BaS…

“Grazie, mi avete fatto riflettere.”

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?

“Si. Mettendo in contatto i “bentornati” 🙂 Non saprei dove cercarli.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?

“Al momento non saprei, ma se rimaniamo in contatto, appena mi verrà in mente ve lo comunicherò :)”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.

Di Milano, mi mancano le amiche che, per fortuna, dopo 4 anni ancora sento. Mi mancano i locali (California Bakery, All you can eat), non le discoteche. Mi mancano i teatri e i musical. Mi mancano le novità, le opportunità. Ci sono anche a Reggio C., ma sono di minore entità.

Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?

“Sono l’unica pazza che è tornata! Nel frattempo, sono andati tutti via!”

 

Grazie Mary per la tua testimonianza, un giorno forse ci troveremo a parlare di persona, di quello che non ci manca più, al Californai Bakery!  🙂

Paola Muti per BaS

Stefania Galegati Shines

Stefania Galegati Shines, da Bagnacavallo (RA), in Emilia Romagna, si sposta a Milano per studio, presso L’Accademia di Belle Arti di Brera. Dopo aver vissuto a Berlino e New York, si trasferisce in Sicilia. A Palermo, con il marito, crea il Caffè Internazionale  lounge bar e spazio culturale dedicato all’arte, alla musica, all’artigianato e al design. L’intento è ospitare artisti emergenti ed internazionali per l’integrazione di diverse culture… e ribaltare alcuni noti luoghi comuni!!

Questo, il suo racconto da benvenuta al Sud:

StafaniaPalermoPer quale motivo hai scelto il Sud? “Il Sud è una direzione. Sognavo di andare ancora più a Sud. Ma questo Sud, la Sicilia, mi sembrava la cosa più vicina all’Africa con, allo stesso tempo, le facilitazioni del mondo occidentale. Poi a un certo punto diventa una questione chimica, quando scendi dall’aereo respiri aria di casa e diventa casa.”

La “valigia” che hai portato con te è piena di… “Viaggi, incontri, esperienze, arte, musica, tanta strada fatta a zonzo…”

Ad oggi, il bilancio è positivo o negativo? “Positivo. Perchè ora si vedono i primi fiori di tanti semi piantati.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà? “La Sicilia non c’entra niente con l’Italia. Difficoltà a comprendere linguaggi apparentemente simili ma diversi. Difficoltà con le invidie e i lamenti e impossibilità di associazionismo, se non di volontariato.”

Di cosa ti occupi? “Sono un’artista (visiva?). Poi gestico un locale insieme a mio marito, con tanto di musica e spazio espositivo. Poi insegno pittura all’Accademia di Belle Arti.”

 CaffeInternazionalePalermoLogo

Ci lasci un pensiero per BaS… “Un pensiero che è nato ieri al bar, quando qualcuno mi ha detto: “Ah il Moscow Mule, quel drink l’anno scorso un amico mi prendeva in giro perchè a Palermo non era ancora arrivato mentre a Milano lo conoscevano tutti…” Ora c’è il Chillito un pestato famosissimo inventato da Davide Ricco (barman del caffè) che a Milano e Parigi non è ancora arrivato… Ribaltiamola un po’ questa prospettiva!”

Una rete tra tornati e “venuti” al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi si trasferisce? “Chi non si è mai mosso dalla propria terra non può capire le difficoltà e le necessità di chi ha viaggiato molto. Per chi rimane sempre nello stesso posto, quello diventa il centro del mondo e difficilmente ha un atteggiamento aperto alle diversità.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS? “Non so, le reti nascono naturalmente condividendo delle cose. Forse traslocare in un posto non è sufficiente per fare rete. A New York dove tutti vengono da fuori non esistono reti per chi viene da fuori, o forse lo è tutta la città!! Qui la nuova ondata di attenzione verso il Sud è molto recente. Siamo tutti più felici se l’Italia viene un po’ ribaltata però anche occhio alla gentrificazione…”

Quali sono le differenze, che reputi più importanti, tra la tua precedente città e quella attuale nel meridione? “Negli ultimi quattro anni ero nomade. Tante differenze!”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te! “Il Caffè Internazionale, il locale che mio marito ed io gestiamo, vorrebbe riuscire a mescolare culture diverse. Creare una factory di talenti locali e internazionale che possa fare produzioni esportabili. C’è una generazione di artisti nati qui che non se ne vuole andare. C’è un Palermo sound che vuole nascere da qui e smettere di pretendere che il jazz sia nato in Sicilia!! Sono qui da 8 anni, e per ragioni diverse ho visto le cose cominciare a muoversi da un paio di anni. Anche nelle teste delle persone. Spero che fra un po’ non sia piu così strano trasferirsi al Sud. Palermo è un posto meraviglioso pieno di vuoti da riempire e ridisegnare…”

Suggeriresti ai tuoi amici la tua città al Sud? “Lo faccio quasi tutti i giorni!”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà. “Mi mancano diverse cose da posti diversi.”

 Grazie Stefania, per i nomi che ci hai suggerito (li contattiamo subito!) e…

per quest’aria di cambiamento, multietnica e multiculturale, da Sud!

 Marianna per BaS

 

FLORIANA MARAGLINO

Floriana Maraglino, Laurea in Comunicazione, Master in Media Relations del Sole 24 Ore, School di Corporate & Life Coaching, torna a Taranto (sua città natale) dopo 4 anni a Milano per lavoro. Siamo in contatto da qualche anno, grazie a Bentornati al Sud che ha risposto al suo bisogno di confrontarsi con una comunità di giovani accomunati dalla stessa esperienza di migrazione e divisi tra la voglia di sperimentare nuovi orizzonti e il desiderio di riscattare la propria Terra forti del bagaglio arricchito a km di distanza.

Potete immaginare la scelta fatta …e qui, leggere la sua storia di ritorno al Sud:

Foto Floriana
Per quale motivo sei ritornata al Sud?
“Sentivo una spada di Damocle in testa per una situazione che temporeggiavo ad affrontare nella mia terra. La perdita di uno dei più grandi pilastri della mia vita aveva compromesso non poco degli equilibri ed io sentivo l’onere e il dovere di essere coinvolta nello scioglimento della matassa. Così, in uno stato di pseudo incoscienza frammista a quello che definisco “sonno della ragione” ho preso il cuore, l’ho tagliuzzato in mille fettucine e ho riposto tutto in valigia.

I primi giorni dal rientro sono stati durissimi. Avrei voluto riprendere l’aereo per ritornare nella città in cui avevo letteralmente riprogrammato me stessa. Adesso che son passati 3 anni sorrido compiaciuta e soddisfatta.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“La valigia del ritorno pesa più di me 🙂 . Dentro c’è il diesel di una personalità che ha dovuto fare a cazzotti con una realtà completamente distante da quella di origine prima di spiccare il volo. Quando ho lasciato Taranto l’ho fatto sotto la spinta di un’urgenza emotiva che dovevo sedare quanto prima. Avevo messo in cantiere qualche difficoltà ma il quotidiano me ne ha corrisposte il doppio e con gli interessi.
Non è mai facile fare i conti con se stessi e le proprie forze all’inizio di un percorso nuovo e lontano dal “rifugio” materno. Poi i giorni avanzano e con loro le conquiste quotidiane, dai successi professionali a quelli relazionali con colleghi e nuovi amici conosciuti a metà percorso.
Il “peso formativo” della valigia è sicuramente notevole: la Business School De Il Sole 24 Ore è stata un vero e proprio bagno professionalizzante: è qui che ho conosciuto menti brillanti e altamente qualificate, sentendomi a casa nella condivisione di hobby, passioni e ambizioni di carriera.
Le competenze acquisite riempiono il corredo di skills con esperienze pratiche elaborate durante le mie avventure professionali in cui ho accumulato un know how non indifferente.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo? Ci puoi spiegare perche?
“Il mio ritorno in Puglia è stato inaspettatamente più che positivo. Non ci avrei mai scommesso ma proprio ritornando nella mia terra ho assistito all’inizio quasi come spettatrice-passiva all’espressione concreta di quello che so fare e che soprattutto oggi sento di voler fare. Mixando incontri “di fortuna”con la voglia di sperimentare sul campo idee e progetti spesso relegati a una fase embrionale ho dato forma concreta a una passione fagocitata a suon di curiosità intellettuale ed esperienza pratica: la comunicazione in ogni sua variante, la formazione e il coaching.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro? Cosa hai fatto per superarle? Cosa consiglieresti di fare per superarle?
“La prima difficoltà è stata sicuramente ritornare a vivere con i miei. Direi che è stato un passaggio di fortissima involuzione nella misura in cui perdi autonomia decisionale e torni a sentire l’onta delle attenzioni genitoriali.
Tornare a modularsi sui ritmi della famiglia, coinvolgerli costantemente in ogni tassello del tuo quotidiano, ripartire il tuo tempo che all’improvviso sembra monopolizzato dalle priorità del nucleo familiare è durissimo e si accompagna al disagio di sentirsi “adolescenti” nel corpo e soprattutto nella vita di un adulto. Cosa fare per vincere questa l’inconveniente? Ripristinare una legittima autonomia, subito! E non a caso è il mio prossimo progetto.
Altre difficoltà interessano l’organizzazione del tempo e l’iniziale perdita di stimoli e fermenti culturali spesso appannaggio di città più cosmopolite: gli stessi elementi che mi hanno obbligata a un confronto con la mia Terra e posta in una posizione controcorrente con la ferma volontà di contribuire attivamente al risveglio culturale, civile e soprattutto ambientale della mia città.”

Di cosa ti occupi? Lavoro, hobby, passioni?
“Dopo la laurea, il mio bagaglio formativo – esperienziale conta diverse tappe lavorative di cui le prime in agenzie di comunicazione e ufficio stampa, le seconde, a metà tra un’importante esperienza in una multinazionale farmaceutica e collaborazioni con altre aziende del Pharma nonchè partecipazione attiva a pubblicazioni di carattere medico-scientifico tutte nel territorio milanese.
Oggi ho suggellato le mie passioni con una Scuola di Corporate & Life Coaching di Milano che oltre al titolo di Coach mi consente di ampliare lo spettro del mio percorso professionale: oltre alla formazione aziendale in senso stretto mi occupo di percorsi olistici legati allo sviluppo del benessere emotivo e del potenziale umano cui ho dedicato gran parte della mia introspezione e dei miei studi in qualità di ricercatrice diretta con la partecipazione attiva a meeting e incontri esperienziali.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Continuate a promuovere un’immagine positiva del “rientro a casa” attraverso le esperienze dirette di chi lo ha sperimentato con successo. In questo senso potete contare sul mio supporto 🙂 “

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna? In che modo?
“Mi sono avvicinata a Bentornati al Sud in un momento in cui sentivo la necessità di essere “coccolata” nel mio rientro a mezzo esperienze di altrui ritorno. Oggi posso dire che Bentornati a Sud ha ampiamente risposto al mio bisogno ed è il motivo per cui non ho mai spesso di fare rete.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“Credo possa essere di grande aiuto una rete sviluppata con l’ausilio interattivo dei social. Scambiarsi esperienze attraverso la rete è diventato fondamentale oltre che fin troppo semplice.”

Grazie Floriana, siamo sicuri che il tuo entusiasmo saprà contagiare tutti i tornati ed essere un prezioso supporto per il nostro progetto!

Marianna per BaS

Leonardo Taronna

Leonardo Taronna, Laurea Specialistica in Finanza presso l’Università Commerciale “Luigi Bocconi”, torna a Manfredonia (sua città natale) dopo 8 anni a Milano. Siamo in contatto da tempo ed il nostro gruppo Linkedin ospita la sua rubrica nata per contribuire a diffondere una maggiore cultura economica.

Leonardo ci racconta il suo ritorno al Sud…

Leonardo T.Per quale motivo sei ritornato al Sud?
“Dopo aver completato il ciclo di studi universitario e con alcuni anni di esperienza lavorativa sulle spalle, ho deciso di tornare al Sud per Amore: per la mia futura sposa (il prossimo 2016) e per la mia Terra.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“Esperienze, culturali in primis, avendo avuto modo di viaggiare anche all’estero per studio prima e per lavoro poi; di competenze professionali, acquisite a contatto con colleghi straordinari e con i quali rimango felicemente in contatto; e la speranza che anche al Sud (soprattutto al Sud!) si possa rimettere in moto il motore della ripresa non solo economica, ma anche sociale, etica e morale.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo? Ci puoi spiegare perche?
“Per il mio ritorno è stata determinante la scelta (sfida) lavorativa. Volevo costruire qualcosa di mio, con la consapevolezza di chi sa di potercela fare facendo affidamento solo sulle proprie forze, ma intraprendendo un percorso professionale che sapevo poter essere vincente.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro? Cosa hai fatto per superarle?
“Lo smarrimento iniziale, seppur fisiologico, è soprattutto di tipo lavorativo. In un contesto economico difficile a livello globale, specialmente nazionale e ancor più meridionale, l’essere catapultato da una realtà lavorativa ad una con assenza (o quasi) di opportunità, non può che destabilizzare. Tuttavia, se esiste il detto “volere è potere” non è di certo per caso. E’ fondamentale darsi una tempistica e degli obiettivi da raggiungere, dopo di che non sarebbe una “sconfitta” ripensare alle proprie priorità e preparare nuovamente la valigia per altre mete. Dubbi, tensioni con le persone più care, porte in faccia e anche qualche delusione, ma pur sempre nuove esperienze da mettere nel “bagaglio” della vita. Ma come ho detto in precedenza “volere è potere” ed io ho voluto fortemente non mollare e vincere la mia sfida.”

La settimanana E.Di cosa ti occupi?
“Sono un private banker di un primario gruppo assicurativo/finanziario mondiale, un consulente finanziario (utilizzando la terminologia italiana). Praticamente, affianco i miei clienti in tutte le scelte economiche alle quali la vita ci chiede di dare risposta: pianificazione finanziaria, previdenziale, successoria, assicurativa. Cosa c’è di meglio di aiutare qualcuno a progettare l’acquisto della propria casa, o di pianificare i fondi necessari per poter mandare i propri figli all’Università, o a programmare un sereno ritiro dall’attività lavorativa? Amo il mio lavoro e questo, sicuramente, ha agevolato la buona riuscita del mio “ritorno” al Sud. Da piccolo quando mi chiedevano: “Cosa vuoi fare da grande?” rispondevo descrivendo il mio attuale lavoro, ma questa è un’altra storia.

Allo stesso tempo però, non mi bastava “ritornare” nel mio paese natale, volevo fare qualcosa per cambiarlo (nel mio piccolissimo). Per questo ho ideato e curo personalmente La Settimana Economica, la rubrica nella quale parlo dei principali temi di attualità economica, ma con termini semplici e cercando di fare quello che spesso altri non fanno: far comprendere gli aspetti fondamentali delle questioni, proponendo la mia visione personale, ma lasciando al lettore l’opinione/valutazione finale.

Successivamente, sono stato coinvolto in un progetto di due giovani studenti d’ingegneria: Close-up Engineering, che a distanza di poco più di un anno di duro lavoro diventerà presto una start-up.

Casualità, fortuna, destino? Tutti pezzi di quel grande puzzle che è la vita e dei quali chi conosce la propria storia non si “vergogna”.

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Il futuro del Sud è nelle nostre mani. Nelle mani delle giovani donne e dei giovani uomini che saranno chiamati a dare speranza ad una terra ricca di bellezze naturali, architettoniche, enogastronomiche. Di giovani “cervelli” ne abbiamo tanti e probabilmente è giunto il momento di dare loro fiducia, di incoraggiarli a prendersi quel ruolo da protagonista che una società in continua evoluzione come la nostra necessita.”

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Assolutamente si. E’ indispensabile sviluppare quelle straordinarie sinergie tra diverse attività, in modo tale da creare quella che mi piacerebbe definire come una “biblioteca” di esperienze.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“Tutto!!! Ci sono tutti gli elementi affinché possa dare un contributo determinante per il rilancio (economico, sociale, accademico…) del nostro Meridione d’Italia.”

Grazie Leonardo, per aver condiviso con noi la tua storia… che ci insegna quanto importante e vero sia il detto “volere è potere”!!

Marianna per BaS

Carmelo “Milo” Dimartino

Ho conosciuto Milo nel 1999, un cowboy metropolitano, frequentavamo la stessa Università a Milano e lo stesso corso di Laurea in Design. Vivevamo nella stessa casa dello studente, luogo che cita nell’intervista, perchè quando si parla di esperienze non puoi dimenticarti che forse, negli anni che hai trascorso fuori, è quella che umanamente ti ha segnato di più.
Milo mi ha sempre colpito perchè, a differenza di altri ed anche di me, il suo stare a Milano non era la soluzione definitiva per il futuro, un’occasione per stare lontano da casa e divertirsi. Il suo stare a Milano era più simile alla trasferta obbligata di un uomo che è costretto, per lavoro, a stare lontano dal suo amore, che fa tutti gli straordinari possibili in modo da accorciare l’agonia del distacco, sempre concentrato a terminare il suo percorso per… tornare a casa.

Milo DimartinoPer quale motivo sei ritornato al Sud?

“Sono ritornato al Sud perché il mio partire per Milano era un partire con la testa e non col cuore. Lui, il cuore, rimaneva lì ogni volta e per quanto facessi di tutto per metterlo in valigia non ci entrava mai. Ritornare giù, al Sud, è stata una scommessa.

Lavorativamente parlando il mio percorso di studi aveva il suo naturale sbocco professionale in un ambiente dove la mia figura di Photo & Visual Designer era “riconosciuta e cercata”, la scommessa è stata esportarla in un paesino di 15.000 abitanti.”

La tua valigia del ritorno è piena di..

“La mia valigia di ritorno l’ho riempita di esperienze e ricordi, di sbagli e vittorie. Ci ho messo dentro passione, sogni, aspettative e tutte le facce di quella che per me, abitando in uno studentato, era diventata una famiglia.
Ci ho messo dentro le capacità acquisite, le esperienze di crescita utili fatti in 5 anni, dal cucinare un piatto di pasta a sviluppare un progetto di immagine e comunicazione pubblicitaria. Era piena e pesante la mia valigia… di vita vera.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo? Perché?

“Si, perché ritornando sono riuscito ad investire unicamente su me stesso e nonostante le difficoltà iniziali, dopo quasi 14 anni, sono riuscito a crearmi un piccola ma efficiente realtà lavorativa, sentendomi apprezzato dalla comunità a cui appartengo. Ho messo su famiglia e sono felice di poter far crescere i miei figli nella mia terra d’origine con la sua cultura, la sua cucina e i suoi paesaggi.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro? Cosa hai fatto per superarle? Cosa consiglieresti di fare per superarle?

“La maggior difficoltà è stata far capire alla comunità in che cosa consistesse il mio lavoro. Photo & Visual Designer non era 14 anni fa una parola molto “masticata”. Il compromesso è stato quello di presentarmi come fotografo. Introdurmi gradualmente come fotografo “alternativo” non è stato per niente facile in una terra dove la tradizione del matrimonio è molto radicata. Ma le mie difficoltà le ho superate solo con la costanza e la continua ricerca. Non mi sono scoraggiato, ho seguito la mia strada e il mio modo di fare fotografia. Mi sono buttato in qualsiasi cosa pur di esserci come Logo come identità artistica e aziendale. Insistere è la parola d’ordine! Se riesci a fare una breccia anche piccolissima è comunque un successo.”

Raccontaci la tua attività ei tuoi hobby.

Milo Fotografia“Ho avviato uno Studio fotografico (Milo Fotografia) specializzato in matrimoni, utilizzando esperienza e conoscenze nuove con modalità di racconto più reportagistiche, cinematografiche e concettuali. Un racconto che fosse tale, privo da cliché convenzionali e stucchevoli.
Non mi concedo moltissimi hobby perché la famiglia ha le sue esigenze ma quando posso mi concedo un giro in moto e sulla mia fantastica citroen charleston dell’86.
Vivo in campagna e curo un piccolo orticello ricco di verdura di stagione, insegnando, “per quello che posso”, ai miei figli il valore della terra e dei suoi frutti.”

Progetti futuri?

“Non ho ancora disfatto completamente la valigia che mi sono portato da Milano.

Dentro ci ho lasciato il progetto di creare una piccola scuola di fotografia per bimbi, diversamente abili e non, ed intitolarla a mio padre Emanuele che non c’è più; non perché mio padre fosse un luminare o un eroe, ma perché con coraggio ha provato ad affrontare una sua disabilità che lo ha vinto.
Mi ha insegnato che provare a vincere è già di per se una vittoria.”

Ci lasci un pensiero per BaS…

“Ottima iniziativa, ottimo diario di bordo per quanti sono ritornati al Sud.”

Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?  In che modo?

“Si, beh aiuta nel creare contatti e nello scambio di idee, progetti esperienze.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?

“Dovrebbe creare la possibilità di profilo e amicizie stile Facebook.”

Ti dispiace se pubblico qualche tua foto?

Paola per BaS