Maria Grazia Carriero

Maria Grazia Carriero, Diploma accademico di secondo livello in Arti Visive e discipline per lo spettacolo, sezione pittura. A 18 anni lascia Palagiano (TA) per studiare a Roma. Dopo aver lavorato a Modena, a 34 anni, torna nella sua città natale.

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Per quale motivo sei tornata al Sud?
“Per amore del mio compagno e per amore della mia terra.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“La valigia del ritorno è piena di incertezze, di speranze, di progetti che bollono in pentola e di tante piccole gioie quotidiane. Ci sono cose che mi scaldano il cuore e che mi fanno stare bene, per esempio: il tintinnio delle posate che riecheggia nei vicoli e nelle strade durante l’ora di pranzo, i profumi del cibo che proviene dalle finestre aperte, la visione di un anziano pastore pluriottantenne che attraversa il paese con il suo piccolo gregge di capre per raggiungere la campagna; ma soprattutto, l’estensione visiva che i miei occhi godono di fronte al paesaggio che si apre a 180 gradi davanti la mia finestra e che in qualche modo, ha guarito quel senso di soffocamento e di oppressione che ho vissuto a Roma. Guardare finalmente il cielo in tutta la sua ampiezza senza barriere architettoniche – seppur molto belle come quelle di Roma o Modena – non ha prezzo; per una come me, che ha trascorso la sua infanzia in campagna.

Sul mio profilo instagram ho pubblicato centinaia di cieli immensi, ad un certo punto ho pensato che William Turner si fosse impossessato di me! 🙂 “

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Positivo. La decisione di ritornare è stata una decisione ponderata e non facile, negli ultimi anni ho vissuto per lavoro a Modena, rientrare mi ha dato la possibilità di dedicarmi ai miei sogni.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“La difficoltà al rientro, è legata principalmente al lavoro (sono un’insegnante precaria) pertanto mi sono dedicata con maggior intensità ai miei progetti artistici.”

Di cosa ti occupi?
“Il mio principale lavoro è quello di insegnante, insegno al Liceo Artistico “Discipline grafiche pittoriche e scenografiche.” Il mio secondo lavoro – anche se in realtà non può essere classificato come secondo perché occupa gran parte del mio essere 24/24 h– è quello di essere un’artista. Adoro viaggiare, spostarmi in continuazione, conoscere gente nuova, condividere idee, emozioni e creare, progettare, leggere, studiare e ascoltare musica.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà?
“Ogni luogo è una fonte inesauribile di opportunità di crescita e di arricchimento, l’aver vissuto lontana dalla mia terra per molti anni, mi ha dato la possibilità di osservare il Sud con occhi diversi, con uno sguardo critico; dandomi la possibilità di scoprire cosa avrei potuto valorizzare e cosa avrei potuto migliorare nel mio piccolo. Nasce così già dal lontano 2004 attraverso la tesi di laurea in antropologia culturale, l’interesse verso la storia del Sud, verso la questione meridionale, verso la civiltà contadina ed in particolare sulle credenze e gli aspetti magici. Studi ed interessi che si sono riversati nel corso degli anni nella mia produzione artistica, fatta di video, installazioni, fotografie ed in ultimo un libro “Arte e ricerca etnografica. Il laùru: i luoghi, gli incontri, le testimonianze.”

Ho iniziato a lavorare su ciò che poi sarebbe diventato il libro appena citato, proprio quando mi trasferii al Sud, quando tornando in paese, vinsi la selezione ad una residenza artistica.

La cosa che più mi mancava era il contatto con l’altro, la facilità di creare relazioni, di stabilire empatie immediate, l’accoglienza, la fiducia. Quando ho iniziato a raccogliere le video interviste per scrivere il libro, la gente mi faceva entrare in casa, mi raccontava storie anche molto intime. In fondo ero una sconosciuta. Non sempre riuscivo ad usufruire di un “gancio,” di un intermediario che facesse da ponte tra me e l’altro. un’esperienza che mi ha lasciato un gran senso di umanità. Mi ha arricchita moltissimo.”

 

 

 

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
Il libro è uscito ad aprile, edito da Progedit, “Arte e Ricerca etnografica. Il laùru: i luoghi, gli incontri, le testimonianze“. Si tratta di un lavoro che mette insieme queste due discipline che amo profondamente: l’arte e l’antropologia. Il libro è la parte conclusiva di un diario di viaggio che nasce inizialmente come un’opera video dal titolo:”Parole a Sud.” Successivamente, ho pensato di trascrivere le videointerviste ed approndire la tematica per maggiore completezza. Un lavoro che ho iniziato nel 2014, proprio quando decisi di tornare al Sud. Avevo a portata di mano un territorio che mi avrebbe dato la possibilità di approfondire direttamente sul campo aspetti legati alle credenze popolari e dar voce alla gente che avrei incontrato in questo lungo viaggio in lungo e in largo per la Puglia e non solo.

Una figura particolarmente emblematica pervade alcuni luoghi ed è il soggetto principale di antichi racconti: Il laùru (nome attribuitogli in area tarantina) e noto sotto altri nomi a seconda dell’area geografica e del relativo dialetto. Si narra di oggetti che inspiegabilmente cadono al suolo durante la notte, sensazione di soffocamento, lividi sul corpo, crine di cavallo intrecciato, donne o bambine con ciocche di capelli tagliate…L’indagine prende forma attraverso la trascrizione di 38 videointerviste, svolte in diversi comuni specie pugliesi.

Questa pubblicazione nasce soprattutto grazie al fatto di essere tornata al Sud.”

Una rete tra tornati al Sud può essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Sì. Attraverso la condivisione delle esperienze.”

Cosa può fare la rete BaS?
“Potrebbe ambire ad uno spazio televisivo.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Grazie per aver creato BaS, perché mi accorgo attraverso la pubblicazione delle varie storie che non sono la sola ad aver fatto questa bella scelta folle!”

Bentornati al Sud