Antonio Caraviello, Ingegnere Meccanico, dopo un paio di anni in Germania decide di tornare nel suo paese di origine, Torre Annunziata (NA). In Campania, con alcuni amici ingegneri, crea un’azienda di cui è Amministratore unico.
La sua intervista è ricca di riflessioni, citazioni, consigli, spunti e qualche mito da sfatare sul lavoro all’estero. Lega le parole rischio, passione, studio e soddisfazione e le colloca in Italia.
Non vi sveliamo di più, vi invitiamo a leggere con molta attenzione la sua intervista…
Per quale motivo sei ritornato al Sud?
“Per fondare, con altri colleghi: Sòphia, la società in cui ricopro la carica di CEO.
Per intraprendere una via guidata dall’innovazione e dell’avanguardia.
Perchè all’estero insegnano il metodo, ma le sfide le lasciano in Italia.
Perchè il Sud, ed in particolar modo la mia città natale, mi ha dato molto in merito alla crescita personale.
Per restituire alla FEDERICO II, l’Ateneo Napoletano che ha contribuito a forgiare la mia figura professionale, ciò che mi ha dato in prestito in questi anni: la conoscenza.”
La tua valigia del ritorno è piena di…
“L’idea di lavorare all’estero mi ha sempre affascinato poiché rappresenta una difficile sfida da affrontare e, siccome sono fortemente amante delle sfide, ho subito accettato. In seguito, mi sono accorto che la vera sfida è tornare in Italia….
Avevo sempre in mente l’idea di creare qualcosa di diverso, di unico e di particolarmente stimolante. L’idea era condivisa con i miei soci (Raffaele, Pierluigi e Rocco, tre colleghi di corso della facoltà di Ingegneria Meccanica), quindi il 10 luglio del 2013 è nata Sòphia, azienda operante nel settore dei trasporti.
Per tal motivo ho vissuto l’esperienza tedesca, soprattutto nell’ultimo periodo, come una palestra di conoscenza per affrontare la vera sfida in Italia. In Germania, ho lavorato all’incirca un anno e mezzo e non sono mai riuscito a trovare alcuna sfumatura stimolante nei miei obiettivi lavorativi, i quali si componevano di una serie di automatismi che, a mio avviso, annichiliscono l’intelletto. Anche se quel lavoro fortificava le mie basi ingegneristiche e riempiva sempre più le mie tasche, depauperava l’attitudine mentale al Problem Solving, proprio quella che caratterizza noi italiani. Ricordo che quando parlavo con i miei cari, via Skype, gli trasferivo l’esigenza differente di un conto pieno a fine mese e loro, nonostante riconoscevano in me le potenzialità per creare qualcosa di nuovo, mi hanno sempre creduto un po’ folle. Folle come tra l’altro sono i manager di Sòphia, i quali hanno rinunciato a delle allettanti prospettive di crescita, per inseguire insieme un sogno lungo una vita.”
Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“L’esperienza all’estero è stata oltremodo formativa, sotto diversi punti di vista.
Dal lato umano, mi ha spinto a familiarizzare con persone provenienti da diverse parti del mondo, ho migliorato la mia conoscenza dell’inglese ed imparato sempre più a rispettare le altre culture, vivendone le diverse sfumature.
Essere da soli inoltre, responsabilizza enormemente. Dalle azioni più stupide (ad esempio, imparare a programmare una lavatrice) fino a quelle più complesse (cercare casa in affitto).
Ho imparato ad amare sempre di più i miei cari, la mia ragazza e la mia terra. Infatti uno dei primi investimenti fatti in Italia, a valle della creazione di Sòphia (identificata come figlia e non come azienda), è stato l’acquisto di un immobile proprio nella mia città natale.
Da un punto di vista professionale, sapendo che il mio tempo in Germania era limitato, ho cercato di assorbire quante più nozioni possibili per rendermi autonomo nell’attività in Sòphia. In parallelo alle 7 ore e 45 minuti di lavoro abituali, al rientro a casa, studiavo per migliorarmi.”
Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“Non conosco cambiamenti senza transizioni. Quindi anche io ho dovuto necessariamente “riadattarmi” al vecchio stile di vita. Citando il pensiero antropologico di Darwin direi che la specie più forte non è quella che resiste più a lungo ma quella che si adatta in maniera più marcata ai cambiamenti. Adattarsi non vuol dire subire passivamente ciò che la vita ci palesa giorno dopo giorno, anzi vuol dire reagire, costituendo l’azione forzante del sistema. Le difficoltà rappresentano solo un ostacolo per tagliare la linea del traguardo, ho realmente capito che sono “uno stato mentale.”
Invito tutti a valutare, in modo positivo, quello che di bello abbiamo conquistato nel tempo qui al Sud. Consiglio alle persone che sono in procinto di fare una scelta di RISCHIARE, poichè il rischio è alla base della conoscenza, delle arti, della filosofia, dell’ingegneria e quindi del raggiungimento dei propri obiettivi. Non conosco persone di valore che non siano famose per una scelta fatta, rischiando.
Per ciò che concerne le mie responsabilità, avviare Sòphia non è stato particolarmente difficile; una volta investiti i risparmi tedeschi nella mia quota di capitale sociale, la società è stata opportunamente registrata alla camera di commercio di Napoli. Poiché l’approccio societario è rivolto verso la ricerca industriale siamo stati considerati, dalla stessa camera di commercio, come start up innovativa. Mediante tale classificazione abbiamo partecipato al programma di finanziamento di Invitalia, denominato Smart & Start, il quale ha mostrato esito positivo. Adesso è circa un anno che rendicontiamo gli investimenti effettuati (circa 100 k€). Siamo stati quindi definiti dal Invitalia, operante per conto del MISE, come caso di successo nazionale.
Per i marcati risultati conseguiti Sòphia è anche riconosciuta, da parte dell’Università degli studi di Napoli Federico II, come Spin off accademico non partecipato. Tale onorificenza rappresenta una medaglia di enorme valore morale e competitivo poiché certifica il nostro impegno, come dottorandi, nella ricerca industriale. Attualmente in società lavorano 12 persone (il nostro reale capitale), tra cui quattro soci impiegati ed otto collaboratori. Il numero è fortemente positivo considerando la data di nascita dell’impresa.”
Di cosa ti occupi?
“Sono l’Amministratore unico della Sòphia High Tech Srl. Inoltre, sto conducendo anche un percorso di dottorato di ricerca, focalizzato sui materiali (laminati compositi e schiume metalliche).
Il poco tempo libero che rimane cerco di dedicarlo alla mia metà: Rosa, che condivide le scelte di questo mio cammino. Quando ho tempo, cerco sempre di leggere. Sono appassionato di filosofia, in cui trovo un motivazione sempre più valida per continuare a rischiare.”
Ci lasci un pensiero per BaS…
“Vola solo chi osa farlo” di Luis Sepulveda.
“Se una gabbianella ha insegnato a volare ad un gatto allora, tutti noi possiamo spingerci oltre, come ad esempio migliorare noi stessi ed il paese che ci OSPITA.
E necessario però che vi siano operazioni divulgative come le vostre, altrimenti, in altre parti di Italia, nessuna gabbianella proverà a far volare alcun gatto: l’esempio è la miglior strategia di comunicazione.”
Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna?
“Si, il network è sempre positivo poiché porta conoscenza sia tecnica che personale.”
Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“Divulgare i casi di successo del rientro dei cervelli, creare convegni per forgiare il network.”
Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Viviamo in un mondo complesso in cui ognuno di noi ha una propria storia personale, segnata da esperienze che ne influenzano le scelte. Proprio tali esperienze costringono l’intelletto a frenare la voglia di nuovo e lo obbligano a seguire le strade del conosciuto. Ebbene, penso di aver stravolto la mia vita, cambiando istantaneamente l’approccio con il lavoro.
Il giorno primo ero stipendiato ed eseguivo il lavoro proveniente da un mio supervisore, il giorno dopo erogavo stipendi e dovevo necessariamente trovare commesse soddisfacenti. È vero che questo comporta responsabilità differenti, ma vi invito a riflettere sulle nuove soddisfazioni di cui il mio animo si nutre.
Invito tutti, quindi, ad abbondare il proprio animo razionale, legato alla sicurezza del certo, del conosciuto, cercando di seguire le proprie passioni, poiché sono solo quelle che consentiranno un guadagno più ampio. Nell’indirizzare tutti i progettisti verso la scelta istintiva delle passioni, ho piacere di citare la massima che contraddistingue le mie scelte giornaliere: “Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando che essere vivo richiede uno sforzo, di gran lunga maggiore, del semplice fatto di respirare.” (Pablo Neruda).
Invito inoltre, i progettisti che abbiamo voglia di intraprendere una carriere manageriale a seguire un determinato percorso di formazione, non necessariamente universitario, in modo altamente critico. Solo conoscendo a fondo la materia nella quale operiamo siamo capaci di analizzare le possibili soluzioni ad un problema e siamo quindi capaci di scegliere.”
La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“Molte volte in Germania mi mancavano gli abbracci di Rosa, il modo di guardarmi di mia Madre e l’odore del mare, anche se il team di persone con le quali lavoravo mi faceva sentire più partenopeo che mai. Soprattutto, in Germania mi mancava il sano rischio, quello che porta alle soddisfazioni.”
Grazie Antonio, siamo davvero felici di avere tra i nostri bentornati al Sud… un Ingegnere Filosofo!! 🙂
Marianna per BaS