Adriana Santanocito, formazione in Fashion Design e materiali innovativi per la moda presso l’AFOL MODA di Milano con specializzazione in materiali tessili e nuove tecnologie per la moda. A 27 anni parte da Catania alla volta di Milano per seguire il corso di studi prescelto. Torna nella sua città natale dopo 7 anni con l’obiettivo di trovare anche a Sud opportunità di sviluppo per Orange Fiber, il progetto di recupero e trasformazione degli scarti agrumicoli in fibra tessile portato avanti insieme ad Enrica Arena.

Scatto: Negative Studio
Per quale motivo sei tornata al Sud?
“Sono tornata a Catania perché volevo vivere accanto alla mia famiglia e agli amici e trovare opportunità per sviluppare Orange Fiber anche nella mia terra.”
La tua valigia del ritorno è piena di… ?”
“Nuove conoscenze e competenze, passione, determinazione e voglia di fare la differenza.”
Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Positivo.E’ stato un ritorno positivo perché ho trovato la mia terra aperta e pronta ad accogliere l’innovazione e delle opportunità interessanti per sviluppare il progetto Orange Fiber anche in Sicilia.
Per i primi tempi ho continuato a fare la vita da pendolare, recandomi settimana dopo settimana a Milano per provare la fattibilità del progetto per l’estrazione e trasformazione della cellulosa da agrumi in tessuto con il Politecnico di Milano, con cui avevo già avviato un rapporto di collaborazione.
Nel 2013, la vittoria della menzione speciale di Working Capital – il programma di accelerazione di TIM che aiuta l’innovazione, le idee e il talento a trasformarsi in impresa – mi ha permesso di rientrare a Catania in maniera più stabile e avviare i primi contatti con le industrie di trasformazione agrumicola del territorio, offrendo così ad Orange Fiber la reale opportunità di crescere anche in Sicilia. Oggi a Catania c’è la sede legale dell’azienda e poco distante, a Caltagirone, nel dicembre 2015 è stato inaugurato il primo impianto pilota per l’estrazione della cellulosa dagli agrumi.“
Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“Per un progetto industriale come il nostro, che ha bisogno di ricerca applicata e di un percorso di scale up industriale, la difficoltà maggiore è sempre stata reperire i fondi sufficienti per sviluppare il progetto fino al suo ingresso nel mercato – sia a Milano che a Catania.
Armate di determinazione ed ottimismo – con la mia socia Enrica Arena – siamo riuscite ad andare oltre gli ostacoli e a prendere il buono del nostro Bel Paese, un’Italia pronta ad accogliere e supportare all’innovazione.
Con un mix di agevolazioni statali, capitale di rischio di business angel ed il supporto ricevuto da acceleratori ed incubatori che ci hanno messo a disposizione competenze e network professionali, siamo riuscite a finanziare il nostro progetto.
In particolare, con l’ingresso in società di alcuni imprenditori siciliani e l’incubazione e il finanziamento del bando FESR 1/2013 Seed Money di Trentino Sviluppo, siamo finalmente riuscite a produrre i primi prototipi di tessuto, e con l’accesso al finanziamento del bando Smart&Start di Invitalia, siamo riuscite ad inaugurare il nostro primo impianto per l’estrazione della cellulosa da agrumi.
Il mio consiglio è: lavorate per costruire relazioni ed opportunità di crescita, il supporto e la condivisione aiutano a superare ogni difficoltà.“
Di cosa ti occupi?
“La moda e il tessile sono sempre stati la mia passione, una passione forte che mi ha portata all’ideazione di Orange Fiber, di cui sono Co-Founder e per cui oggi mi occupo della gestione aziendale e dello sviluppo del prodotto.”
Da dove è nata l’idea di Orange Fiber? Quali sono state le tappe fondamentali del progetto?
“Nel 2011, nel corso dei miei studi in Fashion Design e materiali innovativi all’AFOL Moda di Milano, ho intercettato il trend dei tessuti sostenibili e deciso di approfondire l’argomento nella mia tesi.
Parallelamente, entrando in contatto con i produttori di agrumi, sono rimasta molto colpita dalla sofferenza del settore – le cui arance faticano ad entrare sul mercato – e ho iniziato a ragionare sull’ipotesi di poter utilizzare gli agrumi per creare un tessuto innovativo.
Dalla teoria, sono riuscita ben presto ad arrivare alla pratica, e dopo aver provato la fattibilità del processo con il laboratorio di Chimica dei Materiali del Politecnico di Milano, ho depositato il brevetto italiano, esteso poi in PCT internazionale nel 2014.
E’ durante lo sviluppo del processo che sono venuta a conoscenza dell’altra grave questione che affligge il settore agrumicolo siciliano: lo smaltimento dei sottoprodotti della spremitura – ovvero di tutto quello che resta dopo la produzione industriale di succo – che vale circa 1 milione di tonnellate l’anno in Italia – e la cui gestione comporta ingenti costi economici per le industrie di trasformazione e impatta l’ambiente.
A quel tempo condividevo la casa a Milano con Enrica Arena, anche lei di origine catanese trasferitasi per studiare comunicazione e cooperazione internazionale, immaginando un futuro nell’imprenditoria sociale. Le parlai della mia idea e ne rimase colpita: la sostenibilità ci ha unite e da quel giorno lavoriamo fianco a fianco ad Orange Fiber.”
Come è stato accolto il rientro (in famiglia, dagli amici)?
“La famiglia e gli amici sono stati felici del mio rientro e disponibili ad offrirmi l’aiuto necessario per realizzare il grande sogno: Orange Fiber.”
Cosa consiglieresti di fare a chi vorrebbe tornare per avviare un’attività imprenditoriale al Sud?
“Trasformare un’idea in un’impresa reale non è semplice ovunque ci si trovi, è una strada complicata, costellata di intoppi e false partenze.
Il consiglio che mi sento di dare a chi vuole intraprendere la strada dell’autoimprenditorialità è: siate positivi e propositivi! “Never stop dreaming, mai smettere di sognare”, neanche di fronte alle sfide più dure. Se un’idea è buona e la si persegue con entusiasmo ed autocritica, prima o poi il successo arriverà.”
Orange Fiber è tra le altre cose anche un progetto di imprenditoria sociale per il Sud. Come è stato accolto dal mercato locale?
“Sin dall’inizio il progetto è stato accolto con curiosità ed entusiasmo.
Ogni giorno il calore della gente ci arriva forte attraverso i numerosi messaggi sui social, le mail e le manifestazioni d’interesse; è la nostra energia ed una conferma che stiamo andando nella giusta direzione.
Il mio sogno è che Orange Fiber possa crescere abbastanza da diventare un motore di sviluppo e un esempio di riferimento per i giovani che vogliono investire in Sicilia e in Italia.”
Progetti per il futuro?
“Attualmente con Orange Fiber stiamo lavorando all’ottimizzazione del processo di produzione industriale e alla prima commercializzazione del tessuto.
Entro pochi mesi contiamo di poter presentare al mercato i primi capi realizzati con il nostro esclusivo tessuto dagli agrumi da un brand di moda, che ne sposi i valori etici e dia forma al tessuto mostrandone le potenzialità.”
La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti manchera.
“La cosa che più mi mancava era il mare e la mia famiglia.”
Una rete tra tornati al Sud potrebbe essere d’aiuto e supporto a chi torna? In che modo?
“L’esperienza mi insegna che fare rete e mettere a sistema le eccellenze del territorio – come vi proponete di fare – può fare la differenza per chi sogna di trasformare un’idea in un progetto imprenditoriale di successo. Grazie al networking è possibile reperire le competenze necessarie a sviluppare il proprio progetto, acquisire partner affidabili e l’adeguata visibilità per emergere.”
Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“Credo che BaS stia già facendo un buon lavoro e che per il futuro debba continuare a dare visibilità ai progetti made in Sud, creando una rete di persone ed aziende unite nel segno dell’eccellenza, della qualità e dell’innovazione.”
Ci lasci un pensiero per BaS… ?
“Positività, entusiasmo e il potere della rete: continua così BaS!”
Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?
“Mosaicoon, Ganiza, Kanesis.”
Grazie Adriana per le tue parole piene di esperienza e passione e grazie anche ad Enrica per aver dato vita a un così grande progetto: che il vostro impegno sia d’esempio per chi ha un progetto imprenditoriale da sviluppare a Sud.
* Fotografie di Negative Studio e Stefano Sciuto.
Federica D’Amico per BaS