Monica Montenegro

Monica Montenegro, Laurea Magistrale Giurisprudenza d’impresa. A 19 anni lascia la Puglia per andare in Lombardia. Torna a 26 anni.

“Sono una ragazza del profondo Sud-Est, precisamente di Monopoli (BA), che ha studiato Giurisprudenza d’impresa in Bocconi a Milano. Sono scappata a gambe levate da quel posto, dove ho visto pochi umani e tanti automi, per tornare (tipo fuga all’inglese di Paolo Conte) nel posto dove sono nata e cresciuta… con un Sogno dentro.”

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Per quale motivo sei ritornato al Sud?
“Per necessità e radici.”

La tua valigia del ritorno è piena di…
“Speranze, nuvole e parole.”

Complessivamente è stato un ritorno positivo o negativo?
“Neg/Pos-itivo. A giugno compio 3 anni del mio ritorno. Sono stati tre anni pieni di sole, mare, nuvole, famiglia: ho riscoperto luoghi, culture, profumi e colori.  Dall’altro canto sono stati anni pieni di rinuncia, di racconti rassegnati, di giovani che ho visto spesso soli. Mi sono sentita un pesce fuor d’acqua, “la straniera”, la ragazza dalle idee folli, quella del Nord, quella del ritmo veloce.”

Quali sono state, se ce ne sono state, le difficoltà del rientro?
“La difficoltà più grande è stata la diffidenza. Ho subito sentimentalmente, lavorativamente, il pregiudizio del “venire dal Nord”, della figlia di papà, dell’Università privata… invece io avrei voluto solo riscoprire le mie radici più vicine, più amiche. L’altro punto critico è stata la difficoltà di condividere le mie passioni con i miei coetanei… la loro migrazione continua, la voglia di scappare dalla quotidianità, le loro continue partenze nonostante la percezione di un clima in fermento, sia dal punto di vista turistico che culturale.”

Di cosa ti occupi?
“Sono stata un legale ma ho sempre avuto una passione per l’ambito della comunicazione e della scrittura creativa. Ho deciso, dopo aver lavorato due anni all’Avvocatura dello Stato di Bari e quasi un anno di Avvocatura comunale ad Ostuni, di lanciarmi verso il mondo delle “parole”. Non è semplice avere risposte in questo ambito, in cui sono una nuova arrivata. In generale,  l’unica risposta positiva viene dalla Polonia. Ancora migrazione, ancora via… Non è quello che desidero.
Animata dalla mia voglia di restare ma allo stesso tempo con un pizzico di delusione verso un mondo che a volte sembra non avere un posto per chi sceglie di cambiare rotta, decido di scrivere a Concita De Gregorio che, con grande cura, pubblica la mia denuncia e mi dedica anche una parte del suo articolo sulla sua rubrica “Invece Concita“, sul blog “Cosa pensano le ragazze“, su D – La Repubblica e su La Repubblica. (Dove vanno a finire tutti quei curriculum vitae?). Il contatto con Concita e con le persone e le realtà che piano piano ho scoperto vivere la mia stessa situazione sono stati lo stimolo per creare un progetto: #ilnostroposto. Uno spazio sul web per raccontare le nostre storie con l’obiettivo di denunciare la mancanza di libertà, nel nostro Paese, di poter scegliere quale cammino professionale intraprendere, nel pieno rispetto delle proprie ambizioni, delle proprie passioni e delle proprie attitudini.”

Ci lasci un pensiero per BaS…
“Sento di volervi dire grazie di cuore per aver compreso il mio vissuto, il mio progetto e le mie idee. E mi auguro che la società o i luoghi che attraverserò possano darmi quel senso di accoglienza che ho ritrovato in un progetto come Bentornati a Sud dove c’è spazio per le emozioni, per la creatività, per la condivisione e il supporto reciproco.”

Una rete tra tornati al Sud può d’aiuto e supporto a chi torna?
“Si, è una mappa d’orientamento tra i nuovi fermenti del Sud e le vecchie realtà che permangono. E’ un modo per sentirsi più vicini e aumentare il senso di inclusività sociale che rende più semplice pensare che tutto sia possibile.”

Cosa dovrebbe/potrebbe fare la rete BaS?
“Organizzare eventi e progetti per incontrarsi e collaborare.”

Se hai dell’altro da raccontarci questo spazio è tutto per te!
“Definirei le mie radici, radici quadrate, perché come la definizione matematica vuole “ogni numero reale ha un’unica radice quadrata non negativa”. Ognuno di noi ha un’unica radice, come ogni nota ha il suo posto nel suo pentagramma, come ogni tassello ha il suo posto nel mosaico a cui appartiene. L’appartenenza al Sud è forte, potrei morire senza il mio Sud ma potrei anche morire per il mio Sud. Non c’è nulla che mi attrae e mi allontana così tanto come le mie radici: così come le amo, le odio perché mi vogliono costringere a partire.”

La cosa che più ti mancava e/o la cosa che più ti mancherà.
“Un cantautore che amo dice: “Tornare a Sud di me, come si torna sempre all’amore.I nati al Sud saranno sempre nostalgici, perché quando si viene al Sud si piange quando si giunge ma anche quando si parte. Il Sud è una mamma che non stacca mai del tutto il suo cordone ombelicale. Se penso alle mancanze, mi manca e mi mancherà (se dovessi andare via) l’odore della sera d’estate, il colore dei raggi sulla pietra bianca, lo scarico dei pescherecci alle 18 di Venerdì sul porto di Monopoli. Mi mancheranno sempre i sorrisi ed i ricordi degli anziani quando parlo di mia nonna, una delle poche ostetriche della città, il profumo di pane sfornato per le vie a metà mattino, la manifestazione del santo patrono (Madonna della Madia) che lenta dal mare giunge ogni anno puntuale il 14 agosto ed il 15 dicembre. Mi mancherà la convivialità della gente a tavola: se sei al mare, in campagna, il tuo vicino ti offrirà sicuramente qualcosa, il ripetersi ciclico dell’acquisto della “guantiera” (vassoio dei dolci) ogni Domenica d’inverno. Mi mancherà tornare se non potrò rimanere.”

Ci suggeriresti altri nominativi di Bentornati al Sud?
Catiana Dattoma.”

Grazie Monica, noi ben comprendiamo la tua “lucida follia” per questo abbiamo già abbracciato il tuo progetto. Giovani e lavoro stanno a cuore anche a noi. Ognuno deve essere libero, nel nostro Paese, di scegliere il proprio percorso e decidere se restare, andare e/o tornare.

Marianna per BaS

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